92 ANNI NON BANALI


Editoriale del 7 gennaio 2020

Aveva l’età di mia madre e una vivacità giovanile che le mie studentesse si sognano. Questa è la vita di Lorenza Mazzetti, nata nel 1927. Orfana dei genitori, morti in un incidente automobilistico poco dopo la sua nascita, fu adottata, insieme alla sorella gemella, dagli zii, che abitavano in una bellissima villa nella campagna fiorentina: Nina Mazzetti, sorella del padre, e il marito Robert Einstein, cugino del celebre scienziato Albert. Pochi giorni di infanzia felice, un po’ spaesata tra i giochi spensierati con le coetanee cuginette e l’educazione scolastica dei tempi del fascismo, e poi l’incubo: l’irruzione dei nazisti nella villa, in seguito alle leggi razziali, e lo sterminio dell’intera famiglia Einstein di fronte agli occhi terrorizzati delle sorelline Mazzetti, uniche sopravvissute alla strage solo perché uniche non ebree, a differenza dello zio Robert. Che al momento della tragedia era assente e, al ritorno, si suicida. Lorenza racconterà tutto questo in un libro, insieme buffo e poetico, “Il cielo cade” (edito da Sellerio): un piccolo capolavoro della nostra letteratura del Novecento, un romanzo rigorosamente autobiografico ma composto in uno stile originalissimo, una sorta di affabulazione infantile che ha come unico paragone possibile “Il giovane Holden” di Salinger. Perché si sforza di recuperare il punto di vista della bambina, senza razionalizzare a posteriori sugli eventi e sulla storia: una terapia psicanalitica diventata romanzo, una shoah che si innerva di candido umorismo. Vince il Premio Viareggio 1961 e un sacco di altri riconoscimenti, ammirata da Pasolini, Zavattini, Soldati e compagnia colta dell’epoca. Anticipando gli umori ribelli del Sessantotto, Lorenza scrive due romanzi che fecero epoca negli anni Sessanta, dai titoli emblematici: “Con rabbia” e “Uccidi il padre e la madre” (entrambi editi da La nave di Teseo). Finita a Londra a fare la pittrice, frequenta l’accademia cinematografica: dopo aver girato il suo primo film “K”, tratto dalle Metamorfosi di Kafka, diventa regista di fama internazionale con “Together”, una struggente storia d’amore tra due sordomuti. Dirige poi un episodio del film “Le italiane e l’amore” (gli altri episodi sono firmati da Pasolini, Ferreri, Vancini, Maselli e Risi). Negli anni Settanta scrive a Londra il celeberrimo manifesto che fonda il Free Cinema inglese, insieme ai registi Lindsay Anderson e Karel Reisz e ad attori come Richard Harris (all’epoca “Un uomo chiamato cavallo”) e il Malcom McDowell di “Arancia meccanica”. Suoi grandi amici di sempre, che la aiuteranno a scegliersi a Roma un appartamento nel cuore di Trastevere, nel quale Lorenza si trasferisce per mettere su il Puppet Theatre, un teatro dei burattini per bambini che dirige con successo per anni. Il suo ultimo libro, del 2014, è “Diario londinese” (Sellerio) e il suo ultimo film si intitola “Perché sono un genio”, presentato alla Mostra di Venezia nel 2016. Negli ultimi tempi ricomincia a dipingere (la sua ultima mostra è del 2019) e trasloca da Trastevere a Campo de’ Fiori, dove è morta due giorni fa, il 4 gennaio 2020. E dove le avevo promesso (invano) che sarei andato a trovarla. Voi promettetemi che leggerete “Il cielo cade”.  

Fabio Canessa

(Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

 

il suo ultimo film si intitola “Perché sono un genio (da 92 ANNI NON BANALI . Editoriale di Fabio Canessa)

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