ACQUA E MEMORIA


Editoriale del 15 settembre 2019

Hanno tempo fino all’8 ottobre, gli abitanti di Hasankeyf, Turchia, per abbandonare una volta per tutte le proprie case e cederle all’acqua. La corte europea dei diritti umani ha respinto la loro richiesta e il sito, 12.000 anni di storia, sarà sommerso, come programmato già dal 2006. Non è la prima diga che cancella la vita, non sarà la prima centrale idroelettrica a diluire e inglobare ciò che è stato di una comunità. L’Atlandide cinese, Shicheng (città dei leoni, in mandarino), fondata nella roccia durante l’impero delle dinastie Ming e Qing (1368-1912), dal 1959 riposa, intatta, a 40 metri di profondità, invisibile a chi posa lo sguardo sul grande lago artificiale creato dagli argini della Xin’am. 300.000 persone che hanno abitato sotto gli archi di pietra per secoli, draghi e leoni scolpiti nella memoria. E così in Ontario, Canada, dove diversi specchi d’acqua sono diventati uno, e in Brasile, a Petrolandia. Mio nonno conservava le foto della casa della diga. La dighetta, la chiamava, quasi a presagire il mostro che l’avrebbe ingoiata. Anche sull’isola esisteva una piccola centrale idroelettrica e a manovrare leve e bottoni negli anni Cinquanta era lui, che non ha vissuto abbastanza per sapere che quella casa oggi è nascosta sul fondo del lago. I suoi figli, quando ancora erano otto, si sono dati appuntamento lì il giorno prima dell’inondazione programmata. I piccoli hanno aspettato a casa, con le madri e la nonna e quando gli uomini sono tornati i più giovani raccontavano dati e parlavano di infrastrutture e costi, mentre i vecchi non dicevano niente. A me rimane la storia del secondogenito, sentita molti anni prima, la storia della notte di un disastro in cui i grandi correvano al paese e un bambino era rimasto solo a fare la guardia, lui e il cane lupo e la paura e il buio. E gli animali come impazziti e un pastore che aveva bussato in piena notte chiedendo alloggio. Sarà per questo che quando leggo di una nuova diga non mi distraggo mai a pensare al progresso. Mi viene questa smania di prendere una pietra e un libro e un pentolino e il cane Luna e toccare i muri e imprimere nelle narici la forma dell’aria, prima di andare.

 

Eva Garau (Precaria di Aristan)

 

https://youtu.be/LLgYonb9shQ

Hanno tempo fino all’8 ottobre, gli abitanti di Hasankeyf, Turchia, per abbandonare una volta per tutte le proprie case e cederle all’acqua. La corte europea dei diritti umani ha respinto la loro richiesta e il sito, 12.000 anni di storia, sarà sommerso, come programmato già dal 2006 (da ACQUA E MEMORIA – Editoriale di Eva Garau)

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