ADOZIONI


Editoriale del 14 luglio 2016

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Un tempo si adottavano solo figli altrui, non importa di quale colore, di che età e in quale stato di salute. Decisione sofferta, nobile e coraggiosa, svilita dall’esplosione del fenomeno delle adozioni a distanza, un modo sbrigativo per mettere in pace la coscienza. Ora, sempre a distanza, è possibile adottare (cito nell’ordine dopo aver digitato la parola “adotta” su Google): un ragazzo, un maiale, un robot, un panda, un elefante, un turista, una zolla, un melo, un monumento, una lavanda biologica, un analfabeta funzionale, un attivista, un vigneto, uno scrittore, uno studente, una pecora, il futuro, un clementino, una mucca, un comune, un‘aiuola, un delfino, una parola, una guglia, un filare nelle Lanze, un restauro, un castagno, un cane peloso, una strada, uno chef, un cane anziano, un cane poliziotto, una tartaruga, una startup, un ex-combattente…
Preso atto che non si può vivere diversamente ma allo stesso tempo deciso a morire senza aver mai adottato un terrazzamento nel Canale del Brenta, un detenuto o un pianista, ho optato per l’adozione a distanza di un sistema solare, in una galassia a miliardi di anni luce da noi. Un posto dove rifugiarmi quando il Sole (quello nostro intendo dire, quello che ci scalda tutti) collasserà.

Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)


Un tempo si adottavano solo figli altrui, non importa di quale colore, di che età e in quale stato di salute…
(da ADOZIONI di Marco Schintu)

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