Il contenuto potrebbe avere anche una sua ragionevolezza, ma la forma è così rivoltante che mi fa sospettare che deve esserci qualcosa di sbagliato pure nel contenuto. “Aiutiamoli a casa loro” ha il tono della formula ipocrita e untuosa del pensiero non pensato e soprattutto non vissuto. Un imperativo buono e progressista, “aiutiamoli”, seguito da un complemento di luogo sbrigativo e leghista, “a casa loro”. Non è che il primo mi piace e il secondo no, è stomachevole l’accostamento: sia “aiutiamoli con ospitalità” che “lasciamoli a casa loro” mi piacciono di più del corto circuito dalla puzza di bruciato che vuol salvare capra e cavoli, botte piena, moglie ubriaca e amante astemia. Solo “ho molti amici gay” riesce a essere un passe-partout più viscido e penoso: la frase “i finocchi mi fanno schifo” non la condivido per nulla ma non mi irrita. Trovo naturale che esistano comunisti e fascisti, grillini e leghisti, cattolici e atei, omosessuali e omofobi, non sopporto invece l’assemblaggio melenso di idee ricevute in contrasto tra loro. Nel caso specifico, io per natura tenderei quasi a rovesciare la frase. Perché non so bene come aiutare i migranti, ma mi piacerebbe che casa mia fosse aperta a tutti. Quando abitavo da solo sull’Amiata, è capitato spesso che facessi entrare a mangiare con me quelli che all’epoca chiamavano vu’ cumprà e ci scambiassi volentieri quattro chiacchiere, pur non comprando nessuno dei troiai che vendevano. Così come da sempre faccio salire sulla mia auto qualunque autostoppista. Inoltre io per primo ho qualche resistenza a essere aiutato (tantomeno consigliato), ma mi fa molto piacere essere ospitato in casa d’altri. “Aiutiamoli a casa loro” suona come un invito autoassolutorio a sbattere la porta in faccia al prossimo, però gettandogli sullo stuoino dei soldi. Gesto che non mi pare né misericordioso né risolutivo, anzi sembra una sorta di carità pelosa: ti do un obolo, passo oltre e non ci penso più, compiaciuto della mia bontà. Fossi nel migrante lascerei lì i quattrini. E fossi un gay amico di quelli che dicono che non hanno niente contro i gay visto che io sono loro amico, non li saluterei più.
Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)
Solo “ho molti amici gay” riesce a essere un passe-partout più viscido e penoso (da NON AIUTIAMOLI A CASA MIA, editoriale di Fabio Canessa)