La faccenda vi sarà raccontata con dovizia di particolari in un altro editoriale. Ma quando sono arrivato di corsa al negozio di profumi le porte scorrevoli di vetro erano chiuse e l’energumeno di quartiere, intervenuto con prontezza pochi minuti prima, teneva a bada i due ragazzi africani. Si erano diretti con risolutezza verso gli scaffali delle fragranze da uomo per riempirsi le tasche. Un’incursione sfrontata più che un’operazione di taccheggio. La seconda in una settimana. A casa, o in tasca, il rimpatrio firmato dal giudice. Per strada si era formato un piccolo assembramento. Guardavamo la scena come fosse un acquario. Delle due clienti bionde una continuava a farsi truccare il viso, inviperita per il ritardo. I passanti borbottavano o reclamavano a pieni polmoni ogni sorta di punizione corporale. Arrivata la caramba sono cominciate le procedure del caso. Riemersa dalla tensione la commessa ha attaccato con una paternale al ladruncolo rimasto, seduto come un monello ai piedi della cassa. L’altro guardava con occhi pieni di sangue la sfilata suburbana dell’imbrunire, ammanettato nella volante. “Perché vai appresso a certa gente?! Dove andremo a finire! Ce ne dovremo andare noi e lasciare la città a questi! ” Proprio in quel momento si manifesta un tizio in ciabatte. Biascica qualcosa, timido. Il caramba gli chiede con piglio aggressivo, “Ma lei chi accidenti è?”: “Sono il proprietario dell’attività qui accanto. La settimana scorsa questi due sono entrati nel mio locale, pregandomi di dar loro qualcosa da mangiare. Così ho preparato due kebab, mentre loro si intascavano il mio telefono e quello del mio collega. Sì, erano costosi, ma più che altro è per le foto, le foto del matrimonio di mia sorella, in Pakistan”. E aveva un solco lungo il viso, come una specie di sorriso.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
ho preparato due kebab, mentre loro si intascavano il mio telefono e quello del mio collega. Sì, erano costosi, ma più che altro è per le foto, le foto del matrimonio di mia sorella, in Pakistan”. E aveva un solco lungo il viso, come una specie di sorriso. (da ALL’OMBRA DELL’ULTIMO SOLE SI ERA ASSOPITO UN PESCATORE, editoriale di Luca Foschi)