AMLETO O DON CHISCIOTTE?


Editoriale del 22 gennaio 2013

Siete Amleto o Don Chisciotte? Gli immortali eroi (o antieroi?) creati dal genio di Shakespeare e Cervantes incarnano due modi di essere, fra loro antitetici (o complementari?), della natura umana. Da una parte l’analisi razionale, l’atteggiamento scettico di chi ha eletto il dubbio come guida, accompagnato da un individualismo illuminato dall’intelligenza ma tentato dall’egoismo, attratto dal fatalismo disincantato, con il fascino della malinconia e dell’ironia. Dall’altra la fede incrollabile nella verità, la nobiltà di rimanere fedeli a un ideale per il quale vale la pena di sfidare il ridicolo fino a sacrificare la vita, sostenute da un’incrollabile forza di volontà e da un rigore morale che si nutre di coraggioso altruismo, ma soggette all’equivoco di una visione parziale e ottusa dell’esistenza, incapace di coglierne le complesse sfaccettature e destinata allo smacco e alla frustrazione. Questa classificazione del mondo fra Amleti e Don Chisciotti, che farebbe la gioia di Antonio d’Orrico (chissà che paginata del magazine del Corriere ne uscirebbe!), si deve al grande romanziere russo Ivan Turgenev. Il quale, influenzato dalla complicata situazione culturale e politica della Russia di metà Ottocento, scrisse un fulminante saggio, di recente ristampato da Il Melangolo, per esaltare il valore donchisciottesco progressista rispetto all’inerte amletismo degli intellettuali cacadubbi. Pur consapevole che un uomo integro dovrebbe agire unendo il pensiero del principe danese alla volontà del cavaliere della Mancha, Turgenev lamenta l’irreversibile separazione di queste preziose virtù alternative e, in accordo con lo Shakespeare che considera quanto “il colore della decisione/ al riflesso del dubbio si corrompe”, preferisce all’immobilità d’azione di una mente poliedrica la generosità pazzoide di coloro che sanno “rendersi utili e trascinare il prossimo soltanto perché vedono e riconoscono un unico punto, che spesso neppure esiste”. Alla posa affettata di Amleto contrappone l’autenticità goffa ma innervata dal senso del dovere di don Chisciotte, alla tragicità della ragione la comicità dell’affetto, all’incapacità di amare la bella Ofelia la purezza incrollabile del trasporto verso l’immaginaria Dulcinea. Appassionato dal gioco dei confronti, Turgenev si incanta nell’immaginare “una scena degna del pennello di un pittore-filosofo: Shakespeare assorto nella lettura del Don Chisciotte!”.


Fabio Canessa

(preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Un Amleto di meno (1972) diretto e interpretato da Carmelo Bene

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