Le etichette sui prodotti alimentari, pur con i loro limiti, rappresentano un baluardo contro l’aria fritta. Prendete ad esempio le acque minerali. Con la benedizione del santo a cui la fonte è dedicata e il supporto di illuminati pareri scientifici, i produttori sarebbero pronti a sostenere che la loro acqua è miracolosa. Non solo sconfigge stipsi cronica e colon irritabile o stabilizza gli sbalzi d’umore nella sindrome di Sissi, ma previene, cura e guarisce gravi e gravissime patologie. Un elisir di lunga vita, insomma. Basta berne almeno due litri al giorno.
E invece la legge ammette che sull’etichetta possano essere vantate solo modeste e incontestabili virtù, quali “può avere effetto lassativo”, “stimola la digestione”, “può avere effetti diuretici“.
Come l’acqua del rubinetto, a pensarci bene.
Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)
COGLI L’ATTIMO
Corrado Pani, Paola Quattrini e Johnny Dorelli nello sketch dell’acqua minerale da un testo di Achille Campanile