Prendete un avvenimento qualsiasi, fosse anche una banale festa di un compleanno qualsiasi. Fatela organizzare a Filippo Martinez e diventerà un’altra cosa, che non cercherete di ripetere, pur avendo cadenza annuale, perché non è possibile. Chi, come me, ha partecipato alle Filippiadi sa di cosa parlo. Ed è inutile che abbiate fatto il classico. Chi vuol parlare male di lui usa l’epiteto “genio”, che ha sempre qualcosa che ne ritarda la comprensione e ne spiega i risvolti.
Io la vivo, l’ho vissuta l’esperienza, con giornate che ne basterebbe una per vivificare una vita, impegno che definisco esaltante. Serate dove interpreti e spettatori mischiano i ruoli e saranno partecipanti. Con Aristan, con Filippo Martinez, col quale ho diviso come minimo comune multiplo gli entusiasmi, sino a diventare cittadino onorario di Aristan, in una giornata particolare più vera di una promessa.
Continuerò a scrivere ogni venerdì il mio pezzo e riguardarmi gli altri, per rinnovare il mio orgoglio di appartenenza, affidato alle penne degli altri editorialisti, è un onore farne parte e adesso mi pare quasi normale. Mio figlio un giorno dirà “Mio padre scriveva insieme a Marco Schintu, Tagliagambe, Canessa, Eva Garau e altri. Se qualcuno vi sfugge leggetelo, capirete che non esagero. Un’esperienza che mi ha tenuto in contatto con Filippo, col quale ci sentiamo al telefono per una cosa e poi andiamo dove ci porta l’estro. Mi piacerebbe sfiorare una coscia di Belen, toccare un seno della Ferilli, baciare Virginia, chattare con Gioia, ma sono realista e mi accontento di una chiacchierata con Filippo.
Citerò tra le tante giornate una di Oristano per festeggiare gli 80 anni di Tiberio Murgia ai quali fui invitato.
Arrivo con mia moglie davanti al teatro Garau. C’è la folla ai lati di un lungo tappeto rosso, che Filippo affitta a quelli del Festival di Cannes. Martinez ci blocca. Dobbiamo arrivare in macchina. “Ma se siamo già arrivati?” – “Dovete andare di là, le vedi quelle Ferrari? Una per ognuno”. Le Ferrari le vedo, mi avvicino e salgo sulla prima, è vero, sono rosse. Non lo sapevo, sono basse e prendo una sacchittata sedendomi, ma riprendo il mio aplomb e dico all’autista “Ma questa è più bassa, la mia è più alta” e quello mi risponde seriamente “No, guardi che sono tutte così”. Facciamo 100 metri e scendo, pronto a passare tra due ali di folla festante per contagio. Quattro body guard mi si fanno intorno e li avverto ”Ragazzi, piano con le pacche sulla spalla che l’altra volta ho rischiato lussazioni e mal di schiena”. Gli porto i saluti della Sicurvita di Cagliari e mi chiedono di contraccambiare. Poi provo le sensazioni di un ciclista in fuga sul Tourmalet, che deve aprire le acque dei tifosi. Appena dentro il teatro c’è una intervistatrice con microfono e telecamera che ci fa delle domande e mia moglie che è abituata ai teatri indovina tutte le risposte, io faccio di sì colla testa, come mia abitudine quando parla lei. Percorriamo l’andito ed entriamo superando un’altra porta che dà sul pubblico. Il teatro è già pieno, ci applaude calorosamente, c’è uno schermo e hanno visto l’intervista. Filippo ci indica i posti e mi fa sedere vicino a uno con la fascia tricolore. Dietro di me vedo Barbara Alberti, che a Oristano è di casa. Mi rivolgo al mio vicino, quello con la fascia “Scusi, ma lei è il sindaco di Oristano?” – “No, sono il presidente del Gremio della Nutella”. Sono in una realtà parallela, nel paese vicino a quello di Alice. Sul palco varie testimonianze e aneddoti, cadenzate da un gonghista d’eccezione un grande ex pugile fermato da un grave infortunio: Chicchino Tomasi. Con Filippo anche quella della biglietteria diventa personaggio. Arriva Tiberio si parla di lui, gli vengono tributati gli onori, nella sua città, è commosso e noi con lui, solo che siamo allegri, con voglia di allegria. Filippo prende il microfono “Adesso saliranno sul palco per fare gli auguri fisicamente a Tiberio ”Gli abbracciatori”. Non ne sapevo niente. “Il primo è Nino Nonnis”. E io salgo sul palco vado verso Tiberio e lo abbraccio calorosamente nel tripudio generale. Dopo di me altri. Per ragioni di spazio finisco qui, ma non finisce qui, perché la festa continuò in una piazza di Oristano, potrei chiedervi di immaginare il resto, ma non ci riuscireste perché contrariamente a Filippo vi accontentereste, avrete paura di esagerare. L’avevo anche io, ma ora non più.
Nino Nonnis (La Cavana [la roncola] di Aristan)
“Prendete un avvenimento qualsiasi, fosse anche una banale festa di un compleanno qualsiasi. Fatela organizzare a Filippo Martinez e diventerà un’altra cosa, che non cercherete di ripetere, pur avendo cadenza annuale, perché non è possibile.”
Da ARISTAN – Editoriale di Nino Nonnis (La Cavana [la roncola] di Aristan)