Siamo metamorfici. Fluttuiamo come gigantesche nuvole di storni che, emigrando verso l’Africa, disegnano in cielo figure ipnotiche in perpetua mutazione. Siamo tutte le foto, tutte le parole, le canzoni, i campi di papaveri, i sogni, gli amori, gli amici, i film, le nostalgie, i cani, i rimorsi, le improvvise allegrie, le insospettabili esitazioni della nostra vita. Siamo i baffi di Hitler e il sorriso della Gioconda. Ciascuno di noi è un tutto irripetibile e, come dice Ernst Mach per definire la parola Gestalt da lui inventata, “Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti”.
Salvador Dalì, Thomas Deininger e Giuseppe Arcimboldi, sono tre artisti contemporanei che con le loro opere illustrano alla perfezione questo concetto.
A Figueres, in Catalogna, nella casa-museo di Salvador Dalì c’è un grande salotto, da una parte tutto appare normale: divani, dipinti, oggetti d’arredamento; sulla parete opposta invece troneggia la fedele riproduzione a grandezza naturale di un grande cammello con tra le gobbe una specie di cornice; dietro il cammello c’è una scala, se si sale e si osserva attraverso la cornice il salotto di fronte, con un sorprendente gioco di prospettive, assumerà le sembianze dell’attrice Mae West.
Thomas Deininger crea bocche, occhi, pesci, copie di dipinti famosi; opere che, osservate da vicino, confondono lo spettatore rivelando un gioco inquietante di tappi, bamboline, penne rotte, bottigliette e altri materiali sottratti alla spazzatura e assemblati magistralmente.
All’apparenza meno inquietante è Giuseppe Arcimboldo, un pittore che gioca assemblando realisticamente vegetali di tutti i tipi per formare volti coloratissimi. Le sue immagini fanno sorridere ma sanno insinuarsi nell’inconscio e, a tradimento, possono riaffiorare nella notte tra un sogno erotico e un reflusso gastrico.
Filippo Martinez (Storico dell’arte contemporanea)
“Thomas Deininger crea bocche, occhi, pesci, copie di dipinti famosi; opere che, osservate da vicino, confondono lo spettatore rivelando un gioco inquietante di tappi, bamboline, penne rotte, bottigliette e altri materiali sottratti alla spazzatura e assemblati magistralmente”. Da I BAFFI DI HITLER E IL SORRISO DELLA GIOCONDA – Editoriale di Filippo Martinez (Storico dell’arte contemporanea)