BALLO SARDO – Editoriale del 15 giugno 2018

Aveva 90 anni mio padre, mia madre 77. Ero andato a trovarli con mio fratello Pietro, che vive in continente. In televisione c’era Sardegna canta. Noi parlavamo, perché non riusciamo a goderci il silenzio.

Ad un certo punto attaccò la musica di un ballo sardo, un sottofondo rumoroso per le nostre chiacchiere. Mio padre si alzò in piedi, era in pigiama, ma sembrava ieratico come un sacerdote di un rito antico, fece una decina di passi del ballo che lui conosceva bene, quello tortoliese antico, e si risedette, chiuse semplicemente la parentesi, come avvolto in una sua nuvoletta senza segnale orario. Gli avessi chiesto cosa aveva fatto avrebbe risposto “Chi?”.

Quei pochi passi, improvvisi, irrimandabili, a 90 anni, vestito nel pigiama tradizionale sardo, ancora mi e ci commuovono, a me e a mio fratello. In quei pochi secondi c’erano i ricordi di una gioventù, di un sentimento per la vita, di un orgoglio che ci ha trasmesso, che ci ha regalato, un’eredità per cui non si litigherà mai e ogni tanto mi sento in dovere di fargli un dedica di ringraziamento.

Nino Nonnis (Sa cavana di Aristan)

In televisione c’era Sardegna canta. (da BALLO SARDO – Editoriale di Nino Nonnis)

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