Così sono andato a Yitzhar, la colonia ebrea ultraortodossa in Cisgiordania finanziata da Jad Kushner, genero di Trump e probabile inviato in Medio Oriente. Il Guardian aveva scritto di Beit El, finanziata da Friedman, prossimo ambasciatore americano a Tel Aviv. Il Corriere della Sera, smorto e provinciale, ha seguito a ruota. A me non rimanevano che i cattivi. Il bus mi lascia a un incrocio sulla strada maestra, e da lì me la faccio sul ciglio per due chilometri. Mi presento alla pattuglia israeliana e azzecco la salita, sudo come una giumenta e le macchine dei coloni rallentano ma tirano dritto quando capiscono che sono straniero. Si ferma però Yitzhak, uno zio di una colonia vicina diretto alla ferramenta. Salgo per evitare il controllo all’entrata e infatti sguscio dentro alla grande. Nel negozio il tipo con kippah e basettoni non parla, per impalmarlo compro un succo e i tappi auricolari di gomma. Mi servivano. Mi guarda piuttosto sbigottito. Allora percorro le strade vuote e chiedo, mi spiego, parlo con tutti io, giornalista, solo qualche domanda. Nulla, solo vento e casette spartane e i bimbetti che ruzzano alla materna e le macchine sgarrupate del proletariato mistico finanziato dallo Stato. Finchè incontro un vecchio rabbino che mi guida alla yeshiva, la scuola religiosa dove studiano i giovani fondamentalisti che guerrigliano con la popolazione araba circostante. La yeshiva è un plinto di mattoni rossi in pizzo alla rocca che domina la vallata, macchie di ulivi e vigneti e pure dall’altra parte colonie in pizzo alle cucuzze collinari. Chiamali scemi. E allora vengo introdotto e s’avvicinano “Yishul” e il rabbino Elitzur, famoso perché ha scritto con un altro “La Torah del Re”, dove si dice che per ragioni di guerra si possono accoppare anche i bambini gentili perché poi crescono e son cazzi. Elitzur che ha avuto problemi con la giustizia si defila e intervisto il giovane teologo Yishul: viva Trump, donne in cucina, gli arabi non amano la vita, non si comportano nemmeno da essere umani e o diventano mezzo ebrei o fuori dai coglioni, siamo venuti per rimanere e per arraffare la terra. In buona sostanza. Lo Stato di Israele a volte li ha definiti terroristi, se la prendono anche con soldati e sbirri connazionali. Poi li protegge nevvero. Sono 400,000 i coloni illegalmente in Cisgiordania. Dice Yishul che il mondo aveva bisogno di Israele, luce delle nazioni. Al ritorno per la discesa mi dà uno strappo Iusef, bravo uaglione e poi io sembro sefardita, ma siccome gli arabi sono sgozzatori mi accompagna alla stazione del bus sbagliata, accanto a una caserma israeliana. Di lì mi rimane solo l’autostop, ma ho la barba lunga e sono moretto quindi non si sa bene se giudeo o musulmano e rimango come un minchione. Finchè non chiedo ai gemelli Abd al Rahman, 24 anni, bianchi di polvere di marmo che spruzza da un vecchio tornio italiano, sempre lì, sul ciglio della strada. Ci fanno le colonne da giardino e i capitelli. E siccome sono sgozzatori mi offrono il tè, fingono di apprezzare il mio arabo miserabile, chiamano un amico tassista, baci abbracci e la corsa verso Ramallah, con la tratta pagata.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
BELLE LE COLLINE MA PREFERISCO IL MARCIAPIEDE
da Un uomo da marciapiede (1969) diretto da John Schlesinger, e interpretato da Dustin Hoffman e Jon Voight