Il tempo so che cosa è, diceva Sant’Agostino, ma se mi chiedono di spiegarlo non lo so più. Una possibile definizione ce la suggerisce la nuova serie di “Twin Peaks”, un’arte-spettacolo a metà tra quello che il cinema era una volta (e non è più) e quello che la Biennale di Venezia dovrebbe essere adesso (e non è). Un’esperienza, più che una visione, che manda a braccetto Federico Fellini e Lucian Freud. La definizione: il tempo è un presente che conserva in sé tracce del passato. Chi cercasse un’operazione nostalgia da remake o reboot della serie che 25 anni fa rinnovò profondamente la forma della fiction rimarrà deluso. David Lynch ha varcato ormai la soglia che separa il significato dal significante e non si può chiedergli di tornare indietro, come al Kandinsky maturo di tornare al figurativo. E’ il nostro passato che colora l’oggi, idee più astratte comprese, che le reinventa, le influenza e trasforma. Così la ripresa di quella serie di culto non può che diventare la (de)costruzione di un immaginario che pesca nell’inconscio per trasfigurare in spettacolo surreale ossessioni e desideri, paure e turbamenti. E, si sa, l’inconscio è formato dai ricordi del passato. Lo spettatore positivista ne esce scornato, frustrato nella sua pigrizia mentale. Un godimento senza pari attende invece coloro che non temono di vedere disinnescato per sempre il meccanismo della verosimiglianza e di immergersi magicamente in quel clima misto di spavento e ironia che è la cifra inconfondibile dell’arte di Lynch. Ancora una volta perle preziose di purissimo cinema classico (thriller, noir, commedia demenziale, horror) galleggiano in una dimensione onirica tra gli alberi delle foreste americane e la tenda rossa di un altrove inquietante e indecifrabile. Chi ha ucciso Laura Palmer era solo un’esca tradizionale per trascinarci in uno scantinato mentale dove tutto è doppio: spazio, tempo, personaggi e perfino cadaveri. Perché irriducibilmente doppie e complesse, oltre che visionarie, risultano la realtà e la nostra identità. Chi vuole razionalizzare e spiegare tutto si nega la possibilità di aderire al mondo. Solo uscendo da se stessi e dalla prigione del pensiero conformista, si può abbracciare con respiro più ampio il Dna dell’esistenza, impastato di presente e passato, realtà e fiction, veglia e sonno, bene e male, vita e morte, buffo e orrendo. Il tutto impacchettato da un genio artistico che riesce ancora a sorprenderci e spiazzarci con emozioni mai così contemporanee.
Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)
Ancora una volta perle preziose di purissimo cinema classico (thriller, noir, commedia demenziale, horror) galleggiano in una dimensione onirica tra gli alberi delle foreste americane e la tenda rossa di un altrove inquietante e indecifrabile. (da BENTORNATI A TWIN PEAKS, editoriale di Fabio Canessa)