BLOCCO STRADALE E BLOCCO MENTALE


Editoriale del 22 gennaio 2020

Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti: così scriveva nel 1917 Antonio Gramsci. Essendomi dedicato all’insegnamento ho sempre pensato che il compito principale della scuola e dell’università sia quello di trasmettere ai giovani l’idea che vivere è partecipare: per questo resto sgomento di fronte a una società che, al contrario, considera reato e punisce con un’ammenda di 4.000 euro la volontà di mettere in pratica questo principio. «La mattina del 16 ottobre abbiamo letto dell’investimento di una sindacalista davanti alla fabbrica, i cui operai da mesi sono in sciopero perché non vengono pagati. Quella mattina abbiamo deciso di andare pure noi davanti a quei cancelli, per manifestare la nostra vicinanza tanto agli operai quanto alla sindacalista ferita. Non ci sembrava che chiedere il rispetto di un contratto potesse essere in un qualche modo criminale, ma le multe che sono state recapitate anche a noi e ad altri 21 operai questo farebbero pensare»: è la lettera di due ragazze, sanzionate dalla Questura di Prato in applicazione dell’articolo 23 del Decreto sicurezza bis, che si occupa di “Disposizioni in materia di blocco stradale” e punisce chi “ostruisce o ingombra le strade”.
I grandi cambiamenti spesso si capiscono dai dettagli e dalle piccole cose, apparentemente marginali: nei giornali e nelle televisioni furoreggiano
maîtres à penser più o meno credibili che ci avvertono, con discorsi fiume, che la tecnica sta uccidendo il pensiero e la cultura ed è la nemica principale della crescita delle persone. Non una parola viene però spesa per denunciare il fatto che punendo un blocco stradale, cioè il fermo provvisorio delle macchine, rischiamo di causare un blocco mentale, spegnendo gli entusiasmi splendenti dei giovani, che costituiscono il più prezioso nutrimento dei loro cervelli e delle loro menti. Questa, e non la tecnica, “è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza” come ci ha insegnato Gramsci.

Silvano Tagliagambe (Iconologo di Aristan)

 

Non ci sembrava che chiedere il rispetto di un contratto potesse essere in un qualche modo criminale, ma le multe che sono state recapitate anche a noi e ad altri 21 operai questo farebbero pensare (da BLOCCO STRADALE E BLOCCO MENTALE – Editoriale di Silvano Tagliagambe)

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