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Attendevo Nanna e Titti e invece sono arrivati Nichi Grauso e Ozzy Osbourne. Nichi aveva una gallina viva tra le braccia.
“Guarda!”, mi ha detto Nichi piazzandomela di fronte al viso.
“Look!”, ha detto Ozzy.
“La vedo. È una gallina”, ho detto.
“Guardala bene negli occhi. Fissala!”.
“Catch your eye!”.
“Le galline arrivano dal Triassico e sono dinosauri”, dice Nichi.
“Dinosauri?”.
“Sissignore. L’hanno detto molti scienziati. È vero. Guardala bene negli occhi!”.
La guardo negli occhi: “Ha lo sguardo normalissimo di una gallina”, dico.
“Ha lo sguardo profetico di un essere che conosce l’illusione del Tempo e delle emozioni”.
“Le galline hanno uno sguardo stupido, sono bruttine”; sorrido per alleggerire il discorso, vorrei cambiare argomento.
“Bello tu!… Belli noi! Prova a immaginarti nello sguardo ancestrale, impenetrabile di una gallina: sei parzialmente glabro con archi pelosi su chiazze gelatinose e mobilissime, insicure. Al centro del volto hai un aborto di becco deturpato da due buchi profondi e sotto, osceno, un altro buco più grande, molliccio, che rivela piccole ossa feroci. E le orecchie? Hai mai pensato che nonsenso estetico possono essere le nostre orecchie per una gallina?”.
A quel punto Nanna e Titti, in leggero ritardo, fanno capolino sull’ingresso della capanna e salutano. Noi quattro volgiamo lentamente il capo verso di loro.
“Scusate il ritardo”, dicono.
Le guardiamo in silenzio. Siamo galline che osservano col distacco supremo dei dinosauri due esemplari di quei goffi neofiti del Cosmo che si autodefiniscono Umani.
“… magari torniamo in un altro momento”.
Filippo Martinez
COGLI L’ATTIMO
La gallina (1973) è cantata da Cochi e Renato. Il testo è di Enzo Jannacci