C’è chi dice NO


Editoriale del 13 aprile 2015

Alla vigilia dell’imperdibile master di regalità individuale dell’amico Filippo, è scomparso Gianni Massa, figura di spicco del giornalismo sardo e uomo di grande attenzione al sociale. Nei primi anni ottanta, convocato in Tribunale per il caso “Manuella”, rifiutò di fornire il nome del suo informatore. Il giudice lo fece arrestare e lui uscì dal palazzo di giustizia scortato dai poliziotti, che lo portarono in carcere con le catene ai polsi. Quella stessa notte fu liberato personalmente dal giudice, precipitosamente tirato giù dal letto dal Quirinale (Pertini) e da Palazzo Chigi. Per i due giorni successivi, per solidarietà e protesta, ci fu uno sciopero memorabile e non uscì alcuna notizia, giornale o telegiornale nazionale.
L’anno successivo la Corte Costituzionale pronunciò una sentenza storica per il nostro Paese, modificando il codice di procedura penale e riconoscendo l’istituto del segreto professionale per i giornalisti.
Quel giorno Gianni Massa esercitò il diritto di essere Re: il suo diniego al Giudice, al rappresentante della legge, fece appello al codice deontologico del suo ordine e alla propria etica e lo fece diventare un pioniere, capace di scegliere il meglio di sé, con coraggio, dignità e rispetto per gli altri.
Una domanda per chi rimane: esiste qualcosa di più urgente che diventare re della propria vita?

Luca Cocco
Connessionauta di Aristan

COGLI L’ATTIMO

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