C’ERA UNA VOLTA, E ANCORA C’È


Editoriale del 19 agosto 2018

Perché se tutti combattono la mafia nessuno l’ha ancora sconfitta? La risposta, Rita Borsellino, non ha fatto in tempo a sentirla. La sorella del giudice Paolo, ucciso con la sua scorta nell’attentato di via D’Amelio il 19 luglio 1992, fondatrice con don Ciotti di Libera, ha lasciato una Palermo apparentemente pacificata. La mafia fa meno rumore oggi. Sembrano lontani i tempi in cui per le strade del capoluogo si contavano una media di sei cadaveri al giorno. Cresce il numero di quanti rifiutano di pagare il pizzo. Eppure dopo la rivoluzione sociale seguita al maxi processo e alla morte di Falcone e Borsellino un nuovo torpore sta annebbiando le coscienze. Gli imprenditori spesso denunciano solo quando chiamati in causa dalle indagini delle procure, nuovi aspiranti leader sgomitano per emergere approfittando della carcerazione dei capi storici, ombre e ambiguità lambiscono la comunità cinese di Palermo e insinuano il dubbio di una connivenza strutturale, la burocrazia rallenta i permessi che rendono operativi i piani di recupero dei beni confiscati. E se in passato usava dire che la mafia non esisteva, oggi prende piede un ottimismo comodo che corregge il tiro. C’era, una volta, ma oggi non c’è più. Dimentichiamoci Scarface, i Sopranos, Gomorra, Il padrino. La mafia è in buona salute soprattutto quando tace, perché significa che non ha motivo di cercare il clamore. Finite le minchiate sull’onore, la famiglia e l’omertà, orpelli retrò di un romanticismo decaduto. Sono i soldi il motore di tutto. I nuovi capetti di Palermo parlano appena vengono arrestati pur di salvarsi il culo, commerciano eroina ora che la coca è diventata più difficile da gestire, fanno accordi con l’esterno, non rispondono a nessuna cupola, rincorrono il denaro e non hanno tempo per bruciare santini tra le mani. Inseguono la velocità, lucrano sull’immigrazione, sui beni contraffatti. Inclusi i medicinali. La mafia non è confinata a Palermo, pensiamoci quando beviamo una birra in certe zone di Roma, dove la criminalità che siede al tavolo con ‘ndragheta e camorra ha il monopolio della movida.

Eva Garau (Precaria di Aristan)

Dimentichiamoci Scarface, i Sopranos, Gomorra, Il padrino. La mafia è in buona salute soprattutto quando tace, perché significa che non ha motivo di cercare il clamore. (da C’ERA UNA VOLTA, E ANCORA C’È, editoriale di Eva Garau

 

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