CHE BELLO CAFFÈ!


Editoriale del 23 luglio 2018

Mo chiudo l’editoriale, schiaccio una bella saponetta di caffè dentro la cuccuma e vado a trovare il mio nuovo amico Abdallah, che cazzeggia con la barba sfatta e le sigarettine sottili davanti alla gerla rotante del kebab. Sulaymaniyya nel frattempo sarà un brodo scuro chiuso dalle montagne e scarso di stelle. Io non bevo il caffè perché altrimenti posso pure schiattare insonne, ma Abdallah è ghiotto: “Sti cazzo di curdi bevono solo tè! Tè! Tè! Miseria!”. Pure lui è curdo, ma non iracheno, siriano. Comunista fino ai tempi di Eltsin il Sobrio e poi nulla, lo schifo su tutto pure sulla religione. Puah! Salva solo Ocalan, un eroe dice. Siriano di Aleppo ma non ci torna, anche se l’hanno liberata dai mozzacapoccia. Stile Dresda, Tokyo, tradizione di famiglia Hama, voilà! Ecatombe! Ragion di Stato! Quindi lui sopravvive coi panini da cinque anni, una moglie e sei figli. L’ONU l’ha intervistato andata e ritorno e due anni fa lo solletica, pronti! Si va in America! Che gioia devono aver provato. Io mi sono anche spremuto per sentire con loro in quel momento, ma nulla, troppo lontano. Meglio così, perché appena arrivato quel bidone di Trump la pratica s’è infognata e Abdallah e famiglia stanno ancora qua, e il più piccolo ha un grumaccio nel cervello che qui non si può levare, figuriamoci. Se esistesse il modo lo aiutereste? Io chiedo! Uno, dos, tres, muchos Abdallah! Nel frattempo gli porto il caffè con la cuccuma di mamma’. Pure ‘n carcere ‘o sanno fa.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)

Nel frattempo gli porto il caffè con la cuccuma di mamma’. Pure ‘n carcere ‘o sanno fa. (da CHE BELLO CAFFÈ!, editoriale di Luca Foschi)

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