Riesco ancora a stupirmi quando sento parlare dei no vax. Del parlare di loro ci ho fatto l’abitudine. Da quelli che hanno paura dell’ago a quelli che si sentono immuni perché ancora non l’hanno avuto. Per ultimo l’uomo dal braccio di silicone, un medico, che “voleva” sollevare un problema già ampiamente sollevato e nel mentre avrebbe potuto infettarsi e infettare. Un benemerito.
Frequento poco e se un amico non è vaccinato lo sento al telefono. Quello che mi stupisce sono le voci discordi di illustri esponenti della cultura che avversano il vaccino con motivazioni scientifiche. Hanno sempre a disposizione documenti, analisi, resoconti contrari, li trovano tutti loro, grazie al fatto che molti sono dei ricercatori.
Uno dei motivi è quello delle avverse conseguenze del vaccino. E snocciolano migliaia (proprio così) di casi che contemplano evidentemente un dolorino al braccio per cinque minuti, dopo la puntura e la morte in conseguenza del vaccino. Gli fai il resoconto dei salvati dal covid, il raffronto con la situazione passata, ma sono incrollabili. E mi stupisce che tra loro ci sia, con atteggiamento di supponenza, per dirne uno, lo “scienziato” Cacciari, che sarà bravo, potrà prendere bei voti in una interrogazione su Spinoza, ma è meglio non cerchi il successo con fantasie interpretative. Eppure Wittghenstein ha avvertito tutti, che è meglio non addentrarsi in territori sconosciuti. Prima lo ascoltavo con l’interesse dovuto al rispetto che si è guadagnato con la sua fama, adesso lo ascolterò solo se mi parlerà di Spinoza.
Si dà colpa agli scienziati per avere messo in giro voci discordanti, di essersi ricreduti, la prossima volta stiano attenti, cioè vaghi, molto vaghi, quindi non imprecisi. “Dottore, mi rassicuri, qual è la prognosi?” – “Da due giorni a sette mesi”.
Ascoltate i consigli di chi, come Salvini ha sempre certezze incrollabili, fino alla successiva. Lo ricordo quando girava senza mascherina e l’ostentava anche promettendo che con lui ci saremmo risparmiati quella seccatura e tante altre. E io nel mentre chiuso in casa, prima e dopo, per paura di incontrare qualche altro temerario come lui. Se avessimo lasciato decidere a loro chissà in che situazione saremmo adesso. Probabilmente la stessa, all’incirca, perché voglio pensare che ce ne saremmo liberati subito.
Nino Nonnis (Sa Cavana [la roncola] di Aristan)
“Prima lo ascoltavo con l’interesse dovuto al rispetto che si è guadagnato con la sua fama, adesso lo ascolterò solo se mi parlerà di Spinoza.”
Da CI VEDIAMO, ANZI NO, MEGLIO SENTIRCI – Editoriale di Nino Nonnis (Sa Cavana [la roncola] di Aristan)