Il successo della lettera che un professore del Liceo di Fermo ha postato su Facebook è significativo dell’identità equivoca che il ruolo di docente sta assumendo in una società come la nostra, sempre più sentimentale e confusa. Anziché i compiti per le vacanze, il prof preferisce assegnare lezioni di vita, mescolando ragionevoli ovvietà, suggestioni new age e consigli da vecchia zia. Non solo invita a camminare sulla riva del mare “in totale solitudine” la mattina presto e a vedere l’alba (esercizio salutare, per quanto io, che vergogna!, non vedo l’ora che finisca la scuola per svegliarmi a mezzogiorno), ma suggerisce anche le emozioni che gli alunni mattinieri dovranno provare: “restate in silenzio” (per forza, se sono “in totale solitudine”!), “respirate” (per forza ancora di più!) e perfino “sentitevi felici” e “chiudete gli occhi. Grati”. Raccomanda loro di evitare persone e situazioni negative, preferendo amici affettuosi e partner incantevoli, così “l’estate 2015 sarà la volta dorata sotto cui camminare insieme”. A parte la “volta dorata”, su cui stendiamo un velo pietoso, il resto c’è bisogno che te lo consigli il professore? “Siate allegri come il sole, indomabili come il mare” non è un precetto, ma il verso di una brutta canzone da Sanremo (e l’allegria del sole è tutta da dimostrare). Ogni tanto dietro il guru mistico fa capolino zia Ernestina: “fate i bravi”, “non dite parolacce, e siate sempre educatissimi e gentili” (però aveva appena detto anche “indomabili come il mare”, connubio di difficile equilibrio). Dopo la mens sana, il corpus sanum: “Fate molto sport” e “ballate. Senza vergogna. In pista sotto casa, o in camera vostra” (il prof fa spesso un uso discutibile delle virgole) ripropongono l’unione di apollineo “educatissimo” e dionisiaco “indomabile”. Né ci convincono i consigli cinematografici e letterari: “guardate film dai dialoghi struggenti (possibilmente in lingua inglese) per migliorare la vostra competenza linguistica” e “leggete, quanto più potete. Ma non perché dovete”. Perché “leggendo vi sentite simili a rondini in volo” (non è vero: io leggo tantissimo e non mi sono mai sentito rondine, né in volo né appollaiata) e “perché è la migliore forma di rivolta che avete”. La lettura come forma di rivolta? Non sarà piuttosto di conoscenza? E se leggono Fabio Volo non è nessuna delle due. E quali saranno i film dai dialoghi struggenti in inglese? “Romeo e Giulietta”? “50 sfumature di grigio”? Invito i docenti del Quijote a dare ai loro studenti semplici liste di libri da leggere evitando ogni orpello di calda umanità, di cui ogni studente va considerato già fornito: che esistono le albe e i tramonti, lo sport e il ballo, lo sa anche il più mentecatto degli alunni; che è meglio frequentare una strafica simpatica che un burbero serial killer pure. Ii vostro compito è far sapere anche all’alunno più dotato che esistono Dante e Proust, Shakespeare e Kafka, Tolstoj e Gadda. Nelle loro pagine, se credete a quello che insegnate, si trova la mappa dell’esistenza, non certo nel paternalismo d’accatto di prediche moraleggianti alle quali, oltretutto, la vostra laurea non vi autorizza. Al prof del liceo di Fermo, che sarà senz’altro una brava persona, educatissima e gentile, allegra come il sole e indomabile come il mare, consigliamo di applicare a se stesso i consigli che dà agli studenti (si svegli presto, veda l’alba sdilinquendosi, chiuda gli occhi e respiri, si scateni nel ballo di San Vito, non dica parolacce e cammini sotto la volta dorata), compreso quello di “scrivere un diario” dell’estate che “a settembre leggeremo insieme”. Non vediamo l’ora di leggere il suo, convinti che sarà un capolavoro.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
da le più belle frasi di Osho (con il parlato di Gigi Proietti)