I CONFINI SONO UNA SFIDA


Editoriale del 11 ottobre 2013

I confini non sono soltanto linee di demarcazione dello spazio ma anche «luoghi mentali», investiti spesso di un valore sacro, al punto che Giosuè, nel Deuteronomio, maledice chiunque sposti un cippo confinario.
Succede però che i territori assoggettati a queste distinzioni se ne facciano beffe. Nel racconto La giovinezza di Zenja Ljuvers Boris Pasternák descrive il frenetico affollarsi ai finestrini dei viaggiatori di un treno diretto dalla Russia nei territori asiatici per vedere il cippo con l’iscrizione «Asia», che segna la linea di demarcazione tra i due continenti. Mentre il treno attraversa un bosco di ontani, la protagonista Zenja aspetta trepidante di scorgere una terra diversa, non più russa e europea ma asiatica e orientale. Ciò che intravede è solo una sagoma in fuga, salutata da grida eccitate e da uno sventolio di fazzoletti dai finestrini. Nella parte asiatica il bosco è lo stesso dell’altro continente, gli uccelli che volano sui rami, trascorrono dagli alberi «russi» a quelli «asiatici» con perfetta disinvoltura. L’idea, tanto attesa, di una frontiera fisica perde così istantaneamente senso. In natura i confini sono una sfida per chi voglia valicarli, e se gli uomini sapessero modellare il loro spazio interiore su una geografia fisica senza frontiere sacre e inviolabili vedrebbero il mondo con occhi diversi.

Silvano Tagliagambe
(Epistemeudomonologo di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Romolo e Remo (1961) diretto da Sergio Corbucci, con Steve Reeves, Gordon Scott

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