CORNICI DI GUERRA


Editoriale del 29 giugno 2105

Dicono che il mio sia un giornalismo d’inappartenenza. Ma se era tuo era di qualcuno. In fondo non ci sarebbe tanto da scrivere sulla guerra. La guerra è fatta da uomini che vogliono e che calcolano. Gli altri seguono senza fare troppe domande. Io evito l’una e l’altra e l’altra cosa ancora. Poi ci sono quelli che la subiscono e muoiono. Sono la maggioranza. Non so uccidere, altrimenti mi sarei iscritto a questa o quella congrega con la velleità d’essere dalla parte dei giusti. Una stronzata omerica. Quindi. Quindi faccio cornici. Cioè scrivo, costringo il caos in un frammento attraverso la menzogna del linguaggio. L’effetto a volte non è male, purchè non ci crediate. Perfino uno sputo di gloria e di narcisismo, qui e là. Nel frattempo me la spasso, ma senza troppa convinzione. Fumo molte sigarette. Produco mirabili ghirigori di nebbia e li dirigo, mentre uomini, bestie e città esplodono all’intorno, verso un rettangolo sbilenco tracciato con una matita sul muro bianco del mio laboratorio. Il mio capolavoro.

Luca Foschi
(Corniciaio di guerra)

COGLI L’ATTIMO

 

da I due colonnelli (1962) diretta da Steno. Con Totò

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