Esattamente 50 anni fa, nel maggio 1967, una rivista polacca, “La vita letteraria”, volle rinnovare il linguaggio della critica con una rubrica che si collocasse a metà strada tra la segnalazione dei libri pervenuti e la funzione di vere e proprie recensioni, affidate a un lettore amatoriale (“su cui non gravi l’imperativo di un’incessante valutazione”) e onnivoro, capace di mescolare, in un cocktail eterogeneo, pubblicazioni disparate, unite solo dalla curiosità e dalla passione che hanno suscitato in chi le ha lette. Con il compito di informare sulle novità librarie e di serbare memoria dei titoli più importanti e rappresentativi. Anziché alla portinaia o a quelli del marketing, affidò però lo scaffale a Wislawa Szymborska, poetessa futuro premio Nobel (nel 1996). Quelle recensioni, pubblicate dal 1967 al 1981, sono oggi meritoriamente raccolte in un corposo volume Adelphi. dal titolo “Letture facoltative”. Notando la discrepanza tra la critica accademica, impegnata a dibattere su opere di narrativa e attualità che rimanevano invendute sui banchi dei librai, e il pubblico, che premiava testi del tutto trascurati dai dotti specialisti, la Szymborska decise di occuparsi, da par suo, di memorialistica e riedizioni di classici, monografie e antologie, lessici e volumi di divulgazione scientifica, senza trascurare lo sterminato campionario della manualistica. Pezzi brevi nei quali, analizzati con attenzione e serviti da una scrittura magistrale, trovano posto i Diari di Thomas Mann e i 101 consigli pratici per il relax, la vita di Verne e la storia della moda, le lettere della moglie Anna a Dostoevskij e l’autobiografia di Louis Armstrong, i Saggi di Montaigne e la guida all’opera lirica, le Favole di Andersen e un saggio sul cinema di Hitchcock, una monografia su Vermeer e una sui bottoni nella letteratura. E poi fumetti, bricolage, manuali sulla tappezzeria o sull’ornitologia e tomi dotti e laboriosi sulla vita quotidiana ai tempi dell’Illuminismo o sui gladiatori. Convinta che “la lettura sia il più bel passatempo mai escogitato dall’umanità” e che prendersi sul serio sia “qualcosa che fa un po’ ridere”, la Szymborska, libera da sussiego e snobismi, ci conduce per mano attraverso la sua Biblioteca di Babele, comunicandoci il magico stupore che presiede all’approccio con un mondo librario vasto quanto l’universo. Alternando sapientemente cultura e ironia, sensibilità e provocazione intellettuale, approfondimenti e digressioni, sa conquistare ogni genere di lettore. Potremmo rintracciare, in questo incessante lavoro di schedatura, i temi cari alla sua poesia, oppure servircene per leggere tra le righe la denuncia di una società vittima degli orrori del socialismo sovietico, o usarlo come bibliografia preziosa di consigli per l’acquisto. Ma il nocciolo più vero è quello del “diario di uno scrittore” attraverso le sue letture, un’opera dal fascino labirintico piena di amore per la vita, soprattutto quando è riflessa nelle pagine di un libro.
Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)
la Szymborska, libera da sussiego e snobismi, ci conduce per mano attraverso la sua Biblioteca di Babele, comunicandoci il magico stupore che presiede all’approccio con un mondo librario vasto quanto l’universo (da CRITICA FACOLTATIVA – Editoriale di Fabio Canessa)