Al giro di boa, il Leone veneziano ha ruggito due volte. La prima con “J’accuse” (in Italia uscirà a novembre col titolo “L’ufficiale e la spia”, non perdetelo!), la vicenda del caso Dreyfus orchestrata alla perfezione da Roman Polanski, uno dei maggiori registi viventi. La storia dell’ufficiale ebreo ingiustamente condannato per tradimento è raccontata secondo le regole del cinema classico più puro: dalla rigorosa ricostruzione storica con fotografia, scenografie e costumi da lustrarsi gli occhi alla sceneggiatura di ferro, che ne fa una sorta di legal thriller d’epoca, dalla regia impeccabile per nerbo ed eleganza a un cast di attori superlativo. Ben più di un tradizionale film storico (e comunque tutta la Parigi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento viene passata in rassegna puntualmente, a cominciare da Emile Zola), è l’ennesima variante del personaggio dell’innocente che si trova oppresso da una persecuzione malvagia che lo travolge, ricorrente nella eclettica filmografia di Polanski (si vedano “L’inquilino del terzo piano”, ” Frantic” o “L’uomo nell’ombra”). Difficile non vederci in trasparenza il destino dello stesso regista, ancora oggi al centro di polemiche per una condanna di abuso su una minorenne risalente a più di 40 anni fa. Non vorremmo essere nei panni di Lucrecia Martel, presidente della giuria veneziana, che, prima della proiezione al Lido, ha incautamente dichiarato “Non applaudirò Polanski”. Siccome poi si è visto che il film in concorso è un capolavoro, se non lo premia sembrerà ottusa dall’ideologia; bastava stesse zitta e sarebbe stata più credibile qualunque decisione avesse preso. L’altro ruggito riguarda la Coppa Volpi per il miglior attore, che andrà di sicuro (i pronostici li sbaglia solo chi ha il coraggio di farli), a Joaquin Phoenix, interprete di bravura esagerata, perfino eccessiva, del “Joker”, un kolossal prodotto dalla DC Comics che dirotta il genere dei supereroi sul binario del cinema d’autore, reimpostando la saga di Batman con le origini del suo acerrimo nemico (ma nel film c’è anche Bruce Wayne bambino). Uno spettacolone cupo ed elaborato, per niente adatto ai bambini, che fa del Joker una specie di Grinch. Il cattivo diventa il buono che nessuno ha saputo amare, in questa Gotham City che è un mondo di stronzi nel film più politico della stagione, capace di mescolare thriller splatter e musical, Taxi Driver e Re per una notte. Già che ci sono, raddoppio la profezia: il virtuosismo di Phoenix vincerà anche l’Oscar.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote e inviato per l’Università di Aristan)
La storia dell’ufficiale ebreo ingiustamente condannato per tradimento è raccontata secondo le regole del cinema classico più puro: dalla rigorosa ricostruzione storica con fotografia, scenografie e costumi da lustrarsi gli occhi alla sceneggiatura di ferro, che ne fa una sorta di legal thriller d’epoca, dalla regia impeccabile per nerbo ed eleganza a un cast di attori superlativo (da DA FABIO CANESSA, NOSTRO INVIATO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA)