L’uomo più potente della nazione che si dice maestra e papessa del mondo ha parlato di “missili intelligenti, belli e nuovi, che arriveranno presto”. Un incrocio demente tra Giorgio Mastrota e Jonathan Swift, il sadico e depresso maestro della letteratura del capitalismo.
Questo è l’Occidente che muore. L’Occidente che nasce invece è Olga di Kiev.
Chi è Olga di Kiev? Santa, antenata della Santa Madre Russia, bellissima come tutte le principesse slave, vissuta nel decimo secolo della nostra era, e regina. Fu la prima russa a convertirsi a Cristo e al suo Vangelo d’amore. Nata pagana, vedova, testimone di mille atrocità e barbarie, la sua bellezza era pari alla sua ferocia, come ottocento anni dopo accadde a Caterina ed Elisabetta Romanov, sue eredi. Si convertì, diventò mite e amorevole verso i poveri, tentò di convertire il suo popolo, ma invano. Fallì. Per questo è amata dalla Russia, patria di Dio, popolo di Dostoevskij, popolo capace di capire il dolore e la sconfitta. Amata persino più di suo nipote Vladimir, che cinquant’anni dopo ripeterà lo stesso tentativo, stavolta con successo. Olga di Kiev, bellissima regina: la sua esistenza fu riassunta così dallo zelante monaco Nestore:
“Olga ricevette una immensa ambasceria arrogante dei Drevliani, il popolo che aveva ucciso suo marito.
Olga finse di acconsentire alle loro richieste ed elargì loro molti doni, tra cui questo dono speciale: un uccello ad ogni soldato dei Drevliani.
Olga fece legare ad ogni uccello donato un pezzo di zolfo avvolto in panni.
Ogni soldato portò con sè l’uccello. Olga fece dare fuoco alle capanne in legno della città nemica, e le capanne arsero tutte: fu impossibile spegnere le fiamme, dato che lo zolfo faceva bruciare tutte le capanne contemporaneamente. Così scomparve quel popolo perverso”.
In ogni cattedrale ortodossa ci sono oggi icone di santa Olga e del sacro fuoco vendicatore. Di lei rimane un “Elogio”, a sua volta cantato nelle chiese ortodosse, che reca consiglio anche a noi occidentali di oggi. L’ “Elogio” la descrive intenta “a distruggere gli altari, sui quali si facevano sacrifici al diavolo”.
Editoriale di Gianluigi Sassu (Asiatista di Aristan)
fu impossibile spegnere le fiamme, dato che lo zolfo faceva bruciare tutte le capanne contemporaneamente (da LA REGINA E GLI UCCELLI ASSASSINI, editoriale di Gianluigi Sassu)
DA GARCIA LORCA A VASCO ROSSI, Corso di poesia contemporanea, docente Filippo Martinez
OGGI 18 APRILE a CAGLIARI, alle 19,15 presso il College Universitario di S. Efisio in via Monsignor Cogoni, traversa di via Cadello, comincia il Corso di poesia contemporanea. Il primo appuntamento è intitolato: “La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve” (Massimo Troisi).
Le lezioni si terranno con cadenza settimanale per 7 settimane, in date da definire (sempre tra il lunedì e il giovedì). Come scritto sopra si comincia alle 19,15 ma le porte saranno aperte delle 18,00 per consentire a tutti di regolarizzare l’iscrizione. Per le informazioni e per le prenotazioni potete scrivere a segreteria.aristan1@gmail.com oppure telefonare al 338 8933196.
Ecco tutto il programma:
1 – La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve – MASSIMO TROISI
(La poesia sa infischiarsene dei luoghi deputati: è sempre libera e sconvolgente)
2 – Ascolta come mi batte forte il tuo cuore – WISLAWA SZYMBORSKA
(Tradurre i sentimenti vuol dire, volta per volta, reinventarli)
3 – Per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare? – TOTÒ E PEPPINO
(Il futuro e il passato sono abili travestimenti del presente)
4 – Visto che tutti gli altri posti erano occupati ci sedemmo dalla parte del torto – B. BRECHT
(Fenomenologia del “diavolo custode”)
5 – Gli angeli sanno volare perché si prendono con leggerezza – GILBERT K. CHESTERTON
(La semplicità è complicata)
6 – Se si nega ai tremolanti il diritto di tremolare, dove va a finire il mio diritto di non tremolare? – GAETANO SALVEMINI
(Senza l’etica l’umanità non esiste)
7 – Piaciuto tutto, capito niente – GIAMPAOLO TALANI (epigrafe sulla sua tomba)
(I guru, spesso, gureggiano)