Ero già un po’ orso, ma due anni di pandemia hanno accentuato la mia tendenza all’isolamento. In primavera staremo meglio, ci viene ripetuto continuamente. Ora che la primavera è in arrivo, mi spaventa però l’idea di ritrovarmi, come prima, tra la folla. Non sarà stata la comparsa di SARS-COV-2 una reazione allergica del pianeta, calpestato da otto miliardi di persone che si ricavano uno spazio facendo a spallate? Sono affollati persino i monasteri buddisti, gli eremi vanno di gran moda, sul fondo degli oceani ci sono visite guidate, nello spazio si va in gita. Non si sarà stufato, il pianeta, di vedere persino l’Everest violato da chilometriche file di cretini fosforescenti ansiosi solo di farsi un selfie sulla vetta? È questa la vita “normale”? Esistono ancora emozioni che non sia necessario condividere con una moltitudine? Tutto sembra essere stato già fatto, visto, scritto, detto, cantato. La primavera arriva tutti gli anni, ma in quella del 2019 lo spettacolo da non perdere si chiamava “superbloom”, superfioritura, descritto come un fenomeno irripetibile: la vallata del lago Elsenore, in California, fu invasa da cinquantamila persone armate di bastoni per selfie, che calpestarono i fiori e intasarono il traffico per giorni, rendendo l’arrivo della primavera un incubo per i residenti. Che gusto ci sarà a ritrovarsi in diecimila su una nave da crociera ed essere vomitati tutti assieme in un porto? Evitare, annullare, cancellare. La primavera è nell’aria. Attendo con ansia di vedere sotto casa mia folle eccitate a caccia di ranuncoli.
Marco Schintu (Ufficio pesi e misure di Aristan)
“Esistono ancora emozioni che non sia necessario condividere con una moltitudine? Tutto sembra essere stato già fatto, visto, scritto, detto, cantato…”
Da VIA DALLA PAZZA FOLLA – Editoriale di Marco Schintu (Ufficio pesi e misure di Aristan)