Giuro sul vinile originale dei Pink Floyd Ummagumma (1969) che quando ho sentito uscire il grido “Libertààààà” dalla panza antiproiettile di Berlusconi, qualche giorno fa, ho immediatamente pensato a William Wallace in Braveheart, allacciato alla croce di legno come un cristo della steppa che sceglie il dolore e con gli occhi blu che fanno sbrodolare le signore guardare il candido fazzoletto chiuso nel pugno e poi lo stesso planare a terra come una foglia di puro sentimento ed eroica virilità, l’altra sponda del fascino ossimorico e villoso dell’antisemita e violento di Mel Gibson. Divago. Ma è così che nella baracconata Forzista\falchista\panino-bandiera-bibita-e-viaggio\ davanti a palazzo Grazioli mi sono reso conto di vivere un paese distopico, un incubo di plastica leggiadra nel quale la diretta dal Senato e la radiosa giornata di maggio si confrontavano come guappi metafisici che solo i porri carnosi e infardati di Mentana sono stati capaci di ricollocare fra i fenomeni reali. Dudù, il barboncino che se potesse parlare svelerebbe con ogni probabilità chi si nasconda dietro l’assassinio di Kennedy, oltre ai dettagli della fallimentare pornografia che agli italiani interessano tanto, dalla lingua ruvida mandava un ricciolo di vapore nell’aria fredda di Roma. Scodinzolava in seno alla Pascale vestita a lutto come una prefica che la modernità ha rubato alla campagna per consegnare al bordello, una specie di Eleonora Duse che ha attraversato le rifrazioni lisergiche di 2001 Odissea nello spazio e s’è ritrovata in un’epoca che ha ridotto di circa il 90% il tessuto necessario a costruire una mutanda, con un D’Annunzio che non parla più per Elzeviri ma gracchia nel catodico e nel cibernetico e ottiene il 15% dei voti anche se suona l’inno di Mameli scoreggiando l’aria fra mano e ascella. Ecco, questo editoriale nasce dall’idea di accostare Decadenza e Decadentismo, D’Annunzio (ma sapevate che il vero cognome è “Rapagnetta”?????!!!!) e Berlusconi, le similitudini biografiche di due provincialotti con il genio per le banalità di massa, il solipsismo delirante e vigoroso di chi traveste il proprio Io con la moltitudine del popolo coglione. Ma lo spazio scarseggia quindi vi dovete fidare, e poi discettare è faticoso e Dudù, che immagino perversamente fra broccoletti e patate lesse, per me è la criptonite. Un’ultima cosa: prego, prego i magistrati di lasciar cadere qualche scartoffia. Come certamente sapete l’inquinamento delle prove può condurre al carcere e le manette farebbero di Berlusconi il Gesù naif di Dostoevskij nel Grande Inquisitore (regalandogli almeno il 5% di voti, probabilmente decisivi). Un giorno poi parleremo anche di come il Grande Inquisitore si sia sostituito alla sinistra debosciata. In effetti, due distopie fanno una solidissima realtà.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan war’s correspondent)
foschiluca.com
COGLI L’ATTIMO
A Saucerful of Secrets da Ummagumma (1969) dei Pink Floyd. Il titolo dell’album si riferirebbe a un’espressione in slang utilizzata per indicare l’atto sessuale.