Osservavo ogni volta con immutata meraviglia la corrispondenza fra classe sociale e figura, specialmente nel discount del mio quartiere popolare, un ricettacolo di derelitti: storpi di varia natura, la tragedia del rossetto sbavato sulle rughe del labbro, mocciosi sbrindellati e urlanti, uomini incartapecoriti da alcol e sigarette e una farandola opaca di abiti da mercato, cappucci sui gangster adolescenti, maglioni missionari sui migranti, gocce di gelatina sulle basette azzimate del cassiere, mirabile tocco promiscuo. Un vero inferno, ma mi sentivo a casa. Arrivavo da vero principe in ciabatte, d’estate. Nella stagione fredda infilavo il cappotto sopra il pigiama, sporco di cispa e alitosi notturna. Per darmi un tono mi pizzicavo i coglioni durante l’attenta selezione della lattuga non inficiata da marciume. È stato Franco, poderoso trafficante di minerali africani, a rivelarmi tutto, mentre si estenuava fra le offerte del pesto: “Come, non hai capito nulla? Quello, lo vedi quello ai surgelati? Produce occhiali alla moda, vende in tutto il mondo. E quella là? Avvocatessa di grido, rimbalza fra Londra e Bangkok. E quella famigliola col marmocchio…nipoti del presidente dello Zimbabwe. Sfondati”. Franco si vanta di dar lavoro a centinaia di persone, bambini compresi. Inutile dire che non vado più al discount. Da mesi rivedo la mia dabbenaggine e non esco senza aver rasato l’ultimo pelo sul grugno. Forse è la postmodernità: i ricchi ti fottono anche l’epica della bruttezza, l’estetica dell’umiltà. La notte sogno gironi danteschi vuoti come stadi al lunedì. Si son comprati anche l’immaginazione, l’ultimo aggeggio avanzato alla vendetta.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
da Un povero ricco (1983) diretto da Pasquale Festa Campanile, con Renato Pozzetto