DONNE, SURF E GNEGNEGNÈ


Editoriale del 2 settembre 2018

Nel 2013 la casa di abbigliamento Roxy, che veste le professioniste del surf finisce sott’acqua nel mare sempre insidioso della polemica femminista. La campionessa del mondo Stephanie Gilmore, bionda statuaria dall’indiscussa sensualità, gira lo spot di presentazione del contest Roxy Pro Biarritz. Un pigro risveglio in slip, una camicia trasparente e via in macchina, piedi nudi e mini bikini rosa, tavola al seguito. In chiusura un primo piano di una remata sinuosa, lato B a impallare la camera. La sentenza: troppo provocante. Due anni dopo un altro noto marchio di indumenti sportivi rilancia: la giovane atleta Maud Le Car gira per Para’kito un video nel quale affronta le onde fasciata in un tubino nero e in equilibrio sui tacchi. L’ho fatto per dimostrare che il surf richiede un’adeguata preparazione fisica, dirà poi. Sarà. Eppure ricordava un po’ Rose, vestita da sera, a mollo dopo lo sconquasso del Titanic. Ma la svolta arriva con Giorgia Palmas. L’ex velina corre spensierata verso l’acqua, sottobraccio la tavola. Evviva. Finalmente smontiamo la vecchia idea che il surf sia roba da maschi indomiti, barbuti e sprezzanti del pericolo. Nel video non ci sono le onde però. A guardare bene non ci sono neanche le pinne sotto la tavola. In effetti non c’è neanche il leash, che lega la tavola alla caviglia. Io fino a sei mesi fa non lo sapevo cosa fosse il leash. Silvia invece si. Silvia surfa mostri di oltre due metri, ma d’inverno, quando le onde sono vere, quando monti in macchina alle cinque del mattino e sfidi pioggia e vento per calarti nelle baie più impervie e selvagge, tra sentieri scoscesi e rocce, tavola in spalla. Niente ombrelloni, niente passeggiatine in perizoma, pena congelamento e scherno. E la paraffina la spalmi con le mani, credo, non con il decolleté, ma potrei sbagliarmi, magari chiedo. Questo editoriale è dedicato a Silvia che non teme le correnti e i vortici neri dopo ogni caduta, ma che sente le budella ritorcersi quando vede la Palmas saltellare con una finta tavola verso onde immaginarie. E al suo giudizio intransigente: stanno trasformando il surf in un assurdo gnegnegne.

Eva Garau (Precaria di Aristan)

Nel 2013 la casa di abbigliamento Roxy, che veste le professioniste del surf finisce sott’acqua nel mare sempre insidioso della polemica femminista. La campionessa del mondo Stephanie Gilmore, bionda statuaria dall’indiscussa sensualità, gira lo spot di presentazione del contest Roxy Pro Biarritz (da DONNE, SURF E GNEGNEGNÈ, editoriale di Eva Garau)

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