Sarà per il loro aspetto osceno; sarà perché sono mollicce, bavose e viscide, e se attaccate ti sputano addosso polmoni e visceri, tanto ricrescono; sarà perché chi le ha assaggiate ha deciso che non sanno di niente; sarà per tutte queste e mille altre ragioni ancora che le oloturie, o cetrioli di mare, nei nostri mari hanno avuto, sino a poco tempo fa, un’esistenza felice. Qualcuna è stata usata come esca, ma in generale hanno potuto godere di una vita piena e dignitosa, mangiando fango sporco a volontà ed espellendolo pulito. Ora però la pacchia sembra finita: qualcuno si è accorto che gli orientali le adorano (al carpaccio, all’uccelletto, essiccate, bollite, fritte, alla coque) e sono disposti a pagarle fino a 600 euro il chilo. Da allora il fondo del Mediterraneo viene passato al setaccio dai cercatori d’oro. Tra un po’ le oloturie, animali di rara bassezza morale ed estetica, si estingueranno senza che nessuno abbia sollevato un dito. Un disastro ecologico, ma avevano un aspetto osceno e se attaccate ti sputavano addosso polmoni e visceri.
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
Tra un po’ le oloturie si estingueranno senza che nessuno abbia sollevato un dito. Un disastro ecologico, ma avevano un aspetto osceno e se attaccate ti sputavano addosso polmoni e visceri. (da È FINITA LA PACCHIA PER LE OLOTURIE, editoriale di Marco Schintu)