EDUCAZIONE GIAPPONESE


Editoriale del 07 giugno 2016

yamato

Sabato 30 maggio, gita in montagna per la famiglia Tanooka, a spasso nei boschi dell’isola di Hokkaido. A rovinare il picnic ci pensa il piccolo Yamato, il figlio di sette anni dei coniugi Tanooka, talmente agitato e pestifero da passare il pomeriggio a tirare sassi contro gli altri turisti e le auto di passaggio. Così, sulla strada del ritorno a casa, i genitori per punizione lo hanno fatto scendere dall’auto, lasciandolo in mezzo alla foresta. Con l’intenzione di spaventarlo un po’, perché dopo alcuni minuti sono tornati indietro per recuperarlo, ma di Yamato non c’era più traccia. Scene di panico con allarme generale: oltre duecento militari e agenti di polizia hanno setacciato per tutta questa settimana, oltretutto funestata da forti piogge, quella zona, dove la temperatura di notte scende a sei gradi e abitano molti orsi. Quando ormai si era persa ogni speranza e la maggior parte dei soccorritori aveva interrotto le ricerche, immaginando il bambino morto assiderato o sbranato dalle bestie, venerdì 4 giugno Yamato, dopo aver scalato da solo un monte alto un chilometro, è stato ritrovato in un hangar usato dall’esercito giapponese per gli addestramenti, a 4 Km dalla strada dove era stato abbandonato, affamato e sfinito, ma incolume, con la maglietta nera, i pantaloni blu e le scarpe rosse segnalati dai genitori. Quando gli intervistatori chiedevano ad Alfred Hitchcock da dove venisse la sua passione per il brivido, il regista rispondeva sempre che, avendo disubbidito ai genitori all’età di sei anni, era stato mandato dal padre al vicino commissariato di polizia con un foglietto in mano. Appena l’agente di guardia ebbe letto lo scritto, chiuse il bambino in una cella della prigione e lo liberò dopo dieci minuti. Il trauma di questa punizione paterna rimbomba, spiegava Hitchcock, in tutti i miei film. Se dieci minuti di gattabuia hanno prodotto “Psycho” e “Intrigo internazionale”, “La finestra sul cortile” e “Nodo alla gola”, dopo una settimana nella foresta ci aspettiamo meraviglie da Yamato Tanooka: da adulto potrebbe diventare il nuovo Miyazaki, con una versione di “Hansel senza neppure Gretel” in salsa visionaria, o il Kurosawa del Duemila, regalandoci un Pollicino girato alla “Dersu Uzala”, lui che davvero è stato il piccolo uomo delle grandi montagne.

Fabio Canessa
(preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan)

Così, sulla strada del ritorno a casa, i genitori per punizione lo hanno fatto scendere dall’auto, lasciandolo in mezzo alla foresta
(da EDUCAZIONE GIAPPONESE editoriale di Fabio Canessa)
bambini non fatevi fregare – da Il piccolo Nicolas e i suoi genitori (2009) diretto da Laurent Tirard. Con Maxime Godart, Valérie Lemercier, Kad Merad

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