Col termine “fatberg” (contrazione di “fat iceberg”, iceberg di grasso) si definisce un agglomerato formato, nelle fognature di una grande città, dalla combinazione di rifiuti solidi non biodegradabili con oli e grassi di cottura. Tutto quello che viene gettato nel water e non si decompone, dai cotton fioc ai pannolini, dai preservativi agli aghi ipodermici, affoga poi nel sottosuolo nell’olio scaricato dalle cucine. Questo minestrone prima congela e poi solidifica, crescendo a dismisura fino a ostruire il sistema fognario. L’ultimo fatberg scoperto a Londra era lungo 250 metri, ingombrante quanto 11 autobus a due piani e pesante 130 tonnellate, uno dei più grandi mai visti, per rimuoverlo sono stati necessari lunghi e costosi interventi. Da pochi giorni però questo blob puzzolente, chi l’avrebbe mai detto, ha acquisito in quella stessa città il rango di opera d’arte. Ai curatori del Museum of London è venuta l’idea di esporne un blocco essiccato e disinfettato, ma pur sempre più nauseabondo, misterioso e pericoloso dell’orinatoio di Duchamp, ormai vecchio di un secolo (1917). Per quanto possa essere educativo mettere in mostra il risultato delle nostre peggiori abitudini, nessuno in realtà sa dire cosa contenga e che sorprese potrebbe riservare quell’essere putrido, un po’ tumore, un po’ meteorite e un po’ formaggio pecorino, che resterà sotto vetro nel museo fino a luglio. È ancora vivo, potrebbe esplodere producendo gas letali o dar luogo a un volo di farfalle. Perché conosciamo Marte, molto meno le nostre fogne.
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
Nessuno in realtà sa dire cosa contenga e che sorprese potrebbe riservare quell’essere putrido, un po’ tumore, un po’ meteorite e un po’ formaggio pecorino, che resterà sotto vetro nel museo fino a luglio. È ancora vitale, potrebbe esplodere producendo gas letali o dar luogo a un volo di farfalle (da FATBERG, IL MOSTRO NELLE FOGNE, editoriale di Marco Schintu)