I FILM DELL'ARCIVESCOVO


Editoriale del 21 luglio 2020

Mi ha telefonato l’Arcivescovo di Oristano, Roberto Carboni. Su suggerimento di Filippo Martinez, nel ruolo inconsueto di mediatore, mi ha chiesto di scegliere una serie di film da proiettare quest’estate per un pubblico ampio ed eterogeneo. Massima libertà di selezione, purché le opere unissero qualità estetica e valore etico. Sul momento ho pensato perfino di recuperare vecchie glorie del cinema parrocchiale, oggi ingiustamente cadute in disgrazia e invece bellissime, come “Marcellino pane e vino” o “Bernadette”. Però poi non volevo far fare a Filippo una figuraccia o, come si dice in Toscana con un’espressione più magica, “farlo scomparì” (ascoltatevi “Teresina”, un evergreen della canzone fiorentina), temendo che l’Arcivescovo pensasse che avessi preso l’incarico sottogamba (sempre in toscano: “in coglionella”), rifilandogli la filmografia delle vecchie beghine di sessant’anni fa. Così, sinceramente onorato per la richiesta, mi sono impegnato a evitare prodotti didascalici o caramellosi e a mescolare film recenti sottovalutati e chicche poco note. Se, ora che la lista è completa, la condivido con voi è per tre motivi: 1. Fare un po’ di pubblicità alle proiezioni estive promosse dall’Arcivescovo, che mi ha ringraziato con una mail molto gentile; 2. Permettere a tutti i non oristanesi di sfruttare l’elenco privatamente, procurandosi i dvd di questi titoli imperdibili; 3. Permettere alla mia pigrizia di sostituire l’editoriale con il copia e incolla delle schede inviate all’Arcivescovo.

 

MILLIONS  di Danny Boyle  (UK)

Immaginando che anche l’Inghilterra accetti l’adozione dell’euro, Danny Boyle, il regista vincitore di otto Oscar con “The Millionaire”, gira un film originale e curiosissimo, dove due bambini, orfani di madre, trovano una valigia con 250 mila sterline, che devono spendere in pochi giorni, prima che finiscano fuori uso. Mentre i ladri che le avevano rubate tentano di impadronirsene di nuovo, il plot mescola invenzioni surreali e tensione da thriller, commedia familiare e dramma sociale: su tutto si innesta un’insolita vena religiosa, apparentemente trasgressiva ma basata su una spiritualità forte e innocente. Un modo per riflettere sul valore del denaro e sui sintomi della crisi, insieme economica ed esistenziale. 

 

LA CASA SUL MARE

di Robert Gueidiguian (Francia)

Due fratelli si riuniscono alla sorella nella casa sul mare della costa marsigliese, al capezzale del padre moribondo. E’ l’occasione per fare il bilancio delle loro vite, alimentare vecchi rancori di tragedie familiari, fare i conti col tempo che passa. Mentre i migranti approdano dai gommoni, muoiono gli anziani, finiscono amori e ne nascono altri. Un ispirato Gueidiguian orchestra un’elegia agrodolce, tenera e umanissima, con fine sensibilità e intensa carica emotiva, tra distacco ironico e passioni sottopelle. Un film corale e bellissimo, interpretato da un affiatato gruppo di attori in stato di grazia. 

 

UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK

di Woody Allen (Usa)

La metropoli di New York raccontata come una selva ariostesca dove i personaggi si perdono, incrociando i loro destini sotto una pioggia che inquieta e riconcilia; a ritmo di jazz, perché la vita va saputa improvvisare con elasticità e prontezza. Tutto all’insegna del trascorrere del tempo, scandito dall’orologio di Central Park e da un impeccabile linguaggio cinematografico. Il genio di Woody Allen orchestra a 84 anni un’opera di giovanile freschezza, che sprizza humour e intelligenza, scritta, diretta e interpretata magnificamente. Per parlare di amore, cultura, famiglia, ambizione, soldi ed educazione con leggerezza e profondità insieme, imbastisce una sofisticata commedia felliniana sulle sorprese agrodolci dell’esistenza che il caso ci riserva.     

 

LOCKE

di Steven Knight  (UK)

Come tenere desta l’attenzione dello spettatore inquadrando per un’ora e mezza un uomo in auto che parla al telefono, mentre corre all’ospedale di Londra, dove sta per nascergli un figlio da una relazione occasionale: trova il coraggio di chiamare la moglie, i colleghi e la partoriente per rivelare a tutti la verità, rischiando di perdere, in una notte, famiglia e lavoro. Originale esercizio di stile, spronato a ritmo incalzante, sull’importanza di non sfuggire alle responsabilità. Ammirevole la prova del virtuoso Tom Hardy, capace di trasmettere ansie ed esitazioni di un personaggio umanissimo.

 

IL SINDACO DEL RIONE SANITA’

di Mario Martone  (Italia)

Il capolavoro teatrale di Eduardo De Filippo diventa cinema purissimo grazie a Mario Martone, che firma il suo film migliore. Ambientato nell’arco di una giornata, racconta la storia di un boss che, al di sopra della legge, dirime le liti e governa le relazioni in una Napoli alla “Gomorra”. L’abilità della messinscena e il rigore stilistico ne fanno un’opera perfetta, per la fedeltà al testo e allo spirito eduardiano, la prova impeccabile di tutti gli attori e il forte impianto etico. Teso e appassionante, sembra una versione italiana di “Gran Torino”, ispirata alla tradizione più nobile del nostro spettacolo e aggiornata a tempo di rap. Incentrata sul rapporto tra padri e figli, celebra il coraggio del sacrificio nella miseria di un’umanità senza salvezza. 

 

MIRACOLO A LE HAVRE

di Aki Kaurismaki   (Finlandia)

Miracolo del cinema di Kaurismaki, che unisce esprit de finesse e de geometrie, trasfigurando la bruciante attualità dell’immigrazione clandestina in una fiaba deliziosa, nella quale un lustrascarpe della Normandia nasconde un bambino nero, uscito da un container e ricercato dalla polizia. Asciutto ed essenziale, il film celebra la profonda umanità degli umili con ottimismo malinconico, impaginato da una fotografia perfetta tra le casette colorate delle vie di Le Havre, dove verrebbe voglia di andare ad abitare: tra la fornaia e il fruttivendolo. 

 

HEREAFTER

di Clint Eastwood  (Usa)

Che cosa c’è dopo la morte? La domanda è impegnativa, ma se a porsela è Clint Eastwood lo schermo si accende di emozioni. Concertando con scrittura e messinscena impeccabili tre storie che si fondono in un finale da brividi, il film segue l’americano Matt Damon che comunica coi trapassati, una giornalista parigina uscita dal coma e un bambino londinese a cui è morto il fratello gemello, fra tsunami della natura e stragi terroristiche. Insieme laico e spirituale, intenso e lieve, è già un classico del cinema, di bellezza dickensiana. 

 

A SIMPLE LIFE

di Ann Hui  (Hong Kong)

Non è mica facile appassionare con una storia bella ed edificante, dove tutti i personaggi sono dotati di sane virtù e di profonda umanità. E invece la strepitosa Deanie Ip, premiata a Venezia come miglior attrice, ci tiene incollati per due ore nel ruolo di un’anziana colf, che, dopo un infarto, si ritira all’ospizio, accudita dal figlio del padrone, che lei ha visto nascere e ha cresciuto con amore. Senza melensaggini né patetismi, il film scava nelle pieghe della quotidianità con rara delicatezza di toni, sa commuovere con piccoli tocchi e ci fa uscire dalla sala più felici. 

 

READY PLAYER ONE

di Steven Spielberg  (Usa)

Nel 2045 la realtà sarà uno schifo di squallore e miseria. Meno male c’è Oasis, un mondo virtuale in cui i nostri avatar scateneranno la fantasia in giochi strepitosi. Meno male c’è Spielberg, che a 71 anni dirige il film più giovane del decennio: una sintesi visionaria del suo cinema e della sua poetica. Un lussuoso spettacolo in grado di sprigionare l’immaginario filmico, musicale e videogame degli anni Ottanta, frullato col gusto dell’avventura kolossal e impacchettato con strabilianti effetti digitali. Per celebrare il fanciullino che è in noi e meditare sul rapporto tra realtà e finzione. 

 

L’INSULTO

di Ziad Doueiri  (Libano)

Un meccanico cristiano e un capomastro palestinese litigano per un futile motivo, si irrigidiscono sulle loro posizioni e alimentano un’inimicizia senza esclusione di colpi che li porterà in tribunale. Il caso esplode sui media, coinvolge tutto il Libano e crea sommosse delle due fazioni. Col ritmo implacabile del legal thriller e una sceneggiatura ben oliata, è un allarmante paradigma dell’incomprensione per il prossimo, che affonda le radici nelle tragedie del passato. Avvincente e più utile di un saggio antropologico. Kamel El Basha è stato giustamente premiato a Venezia come miglior attore. 

 

SAVING MR.BANKS

di John Lee Hancock  (Usa)

L’infanzia ci resta calcata in testa come un secchio e il suo contenuto ci cola addosso per tutta la vita, scrisse Doderer. Lo dimostra la storia vera del contrasto tra Walt Disney e Pamela Travers, la scrittrice di “Mary Poppins”: lui ha promesso alle figlie di trarre un film dal romanzo, lei odia i cartoni e il mondo zuccheroso di lui. Lo scontro diventa una commedia intelligente, diretta con gran classe e recitata da un cast formidabile. Tra flashback dolorosi e dialoghi brillanti, si definisce il compito dell’arte: ristabilire l’ordine con l’immaginazione e trasfigurare il male dell’esistenza. 

Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

“Mi sono impegnato a evitare prodotti didascalici o caramellosi e a mescolare film recenti sottovalutati e chicche poco note”
Da I FILM DELL’ARCIVESCOVO – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

  • MANIFESTO DI ARISTAN


    ANTEPRIMA
  • PROMO ARISTAN ROBERTO PEDICINI


  • INNO


  • IL TEMPO DEI TOPI DI FOGNA


  • CIAO NADIA