GENIO & COGLIONE


Editoriale del 19 agosto 2019

Temo che ormai non ci sia più niente da fare ma credo valga la pena battersi ancora, strenuamente, perché certe bellissime parole svalutate dall’abuso recuperino il loro significato originario. Ne cito quattro, come esempio: artista, poeta, amico, genio.
Ci vorrebbe una specie di WWF linguistico per proteggerle. Per due o tre anni nessuno dovrebbe pronunciarle se non in casi conclamati (Rembrandt è un artista; Omero è un poeta; Leonardo è un genio e Carlo, che è venuto al mio fianco durante una rissa contro tre energumeni, è un amico).
Ricordo che, durante il servizio militare – ai miei tempi era obbligatorio – , nella camerata un mio commilitone si esibì sulla registrazione del Bel Danubio blu di Strauss arricchendo l’esecuzione orchestrale con peti puntuali e ben modulati che facevano intuire un lungo esercizio e un sorprendente controllo dello sfintere. Venne definito “genio” persino da un sergente maggiore.
Ma se è vero che ormai la qualifica di genio viene data a chiunque, che viene definito artista un qualsiasi scalzacane proposto dal mercato e poeta chi scrive canzoni evocando con struggimento i temi alla moda, se è vero che sui social puoi farti centinaia di “amici” in un mese, è anche vero che altre parole, pur non perdendo il loro significato, per colpa dell’abuso hanno dimenticato il divertimento che le ha generate, diventando volgari. Una per tutte: coglione. Questa parola di grande successo etichetta stupidi di vario tipo senza ormai alcuna traccia della sorridente e arguta intuizione originaria. Mi riferisco allo sconosciuto autore che non trovando parole adeguate per definire un assoluto, irrimediabile imbecille, ha pensato di evocare quella parte del corpo umano maschile dall’aspetto informe molliccio e peloso che vive quasi sempre al buio in luoghi talvolta maleodoranti e assiste in modo ravvicinatissimo a qualsiasi trionfo di lussuria senza mai partecipare direttamente; un organo che non si giova nemmeno di una personalità esclusiva – come il naso o la bocca – avendo accanto a sé un gemello con le stesse caratteristiche e lo stesso aspetto.
“È un coglione!”
Chiunque nella storia dell’umanità abbia usato per la prima volta questa definizione perfetta era di certo un genio.

Filippo Martinez (Ermeneuta)

“Ricordo che, durante il servizio militare – ai miei tempi era obbligatorio – , nella camerata un mio commilitone si esibì sulla registrazione del Bel Danubio blu di Strauss arricchendo l’esecuzione orchestrale con peti puntuali e ben modulati che facevano intuire un lungo esercizio e un sorprendente controllo dello sfintere. Venne definito “genio” persino da un sergente maggiore e durante la naja concesse molte repliche.” Da GENIO & COGLIONE – Editoriale di Filippo Martinez (Ermeneuta)

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