Che le parole abbiano una straordinaria capacità di sintesi di tendenze, costumi, stili di pensiero e forme di vita è cosa risaputa. Non tutte però sono uguali da questo punto di vista: alcune la possiedono molto più di altre. Prendete la parola “ingegni” che significa, com’è noto, carattere naturale, indole e da qui arriva a denotare il complesso delle qualità intellettuali, delle competenze e conoscenze che ciascuno possiede, considerate soprattutto dal punto di vista della loro forza, acutezza e capacità creativa. Ma più che per ciò che designa “ingegni” è interessante come parola in sé, in quanto è un chiaro esempio di palindromia, ovvero di una sequenza che resta invariata se si inverte l’ordine di lettura, com’è agevole constatare.
Il fatto che il suono e il significato non cambino se la parola viene letta da sinistra a destra, come usualmente si fa, o da destra a sinistra induce qualcuno a ritenere che non ci sia differenza tra queste due direzioni e che quindi si sia autorizzati a passare con disinvoltura e senza bisogno di spiegazioni dall’una all’altra e viceversa. Essendo un palindromo anche “ossesso”, si genera così quella forma di ossessione, particolarmente in voga oggi, che consiste nel trasmigrare allegramente da destra a sinistra, e viceversa per trarre i vantaggi che derivano dall’essere sempre, se non politicamente corretti, almeno politicamente ben orientati, sempre e opportunisticamente dalla parte vincente.
Cosa pensare di questa moda? Metaforicamente usiamo dire che gli ingegni divengono attivi e operativi se non rimangono lettera morta e si accendono, producendo una fiamma che scalda le menti e gli animi. A questa particolare tipologia di ingegni, invece, ben si adatta la seguente frase, palindroma anch’essa: “Accese carboni ma cade da camino brace secca” per indicare un fuocherello sterile, che si consuma subito, senza lasciare alcuna traccia o produrre alcun effetto benefico. Le parole non mentono. Mutuando il titolo di un romanzo di Agatha Christie, dei voltagabbana si può dire “Nella mia fine è il mio principio”, che, invertendo la sequenza, come essi amano fare, diventa: “Nel mio principio (inteso nel senso di criterio su cui si basa la propria condotta) è la mia fine”.
Silvano Tagliagambe (Iconologo di Aristan)
“Il fatto che il suono e il significato non cambino se la parola viene letta da sinistra a destra, come usualmente si fa, o da destra a sinistra induce qualcuno a ritenere che non ci sia differenza tra queste due direzioni e che quindi si sia autorizzati a passare con disinvoltura e senza bisogno di spiegazioni dall’una all’altra e viceversa.”
Da GIOCHI DI PAROLE – Editoriale di Silvano Tagliagambe (Iconologo di Aristan)