In un Ferragosto degli anni Venti, i ladri fanno irruzione nella casa milanese di un avvocato ebreo. Tra gli oggetti rubati un medaglione d’oro, donato, in occasione del battesimo del bambino, dal padrino, un certo signor Alzheryan. A distanza di tanti anni, quel bambino, diventato l’adulto Alberto Vigevani (1918-1999), colto bibliofilo, ripensa a quel medaglione mai visto, ma cresciuto nell’immaginazione per i racconti dei familiari, e a quel padrino affascinante, un finanziere cliente del padre che ogni tanto visitava casa Vigevani e omaggiava il piccolo Alberto di un caleidoscopio o dell’imitazione di un moscone. Il suo ritratto emerge nebuloso dal passato, fissato in fotogrammi che il ricordo strappa al tempo con struggente nitore. Convinto che “la vera immortalità debba specificarsi nelle più personali e apparentemente futili memorie”, Vigevani si inoltra “nello scivoloso labirinto dei ricordi” e scrive, in forma di lettera indirizzata all’ormai scomparso signor Alzheryan, questo bellissimo libro, insieme semplice e raffinato, facendo emergere un memorabile identikit, parziale e sognante, di una figura che lo scrittore cerca di sottrarre alle forbici dell’oblio e di ricreare con la freschezza e la curiosità del suo sguardo di bambino. Ironico e dolente, popola il racconto di gustose figure di comprimari (la grassa sorella di Alzheryan e il suo disgraziato marito, un cliente del padre avvocato che tenta il suicidio di fronte agli occhi sbigottiti del piccolo Alberto), accenna di scorcio alle tragedie dell’epoca (dalla crisi del ’29 ai lager nazisti dove finiranno cremati i parenti di Alzheryan), trasfigura vicende private in disincantate meditazioni esistenziali e lustra a nuovo ingiallite foto dell’album di famiglia. Si interroga sulla natura dell’intelligenza e sui casi del destino e compone un piccolo grande libro, scritto magnificamente. Aveva ragione Carlo Fruttero affermando, nell’ottima prefazione, che Vigevani è un bell’esempio di quella letteratura italiana, fatta di irregolari e di eccezioni, che non si trova nei polverosi manuali scolastici ma che può essere ricostruita attraverso il catalogo, sempre più ghiotto, delle edizioni Sellerio. Ora che il Ferragosto è passato, “Lettera al signor Alzheryan” è la migliore lettura che possiamo consigliarvi: vi emozionerà distraendovi dal rimpianto delle vacanze e, come dice il mio salumiere, poi mi rammenterete.
Fabio Canessa
Preside del liceo olistico Quijote
…vi emozionerà distraendovi dal rimpianto delle vacanze e, come dice il mio salumiere, poi mi rammenterete. (da UN GRAN LIBRO PER ASPETTARE L’AUTUNNO, editoriale di Fabio Canessa)
Da The Wrestler (2008) diretto da Darren Aronofsky, e interpretato da Mickey Rourke