HOT SPOT


Editoriale del 5 luglio 2018

Riconosco che i miei editoriali sono da sempre un hot spot (posto caldo) per la cialtroneria. Detto questo osservo che se in un mondo globalizzato esiste un linguaggio comune, hot spot è uno dei termini più rappresentativi. In tutto il pianeta, in tutte le culture, esiste oggi un “hot spot” a cui fare riferimento. Si è iniziato con la geologia, poi si è passati alle telecomunicazioni e all’informatica, quindi ai migranti; per arrivare a definire hot spot qualsiasi luogo o contesto che mostri un minimo di vita o di fermento. Anche se paradossalmente le città di mare inglesi sono un hot spot per i morti di eroina, e il Mediterraneo un hot spot per i morti affogati. Lo sapevate che tutti noi possediamo da qualche parte del nostro corpo un hot spot erotico? Per attivarlo basta saperlo cercare. Avete un brufolo? Accidenti, quello è un hot spot per i batteri. Un inceneritore? Un hot spot per gli inquinanti. Il governo italiano? Fate voi. L’impressione è che qualche hot spot sia di troppo, o non sia così caldo. Ma più se ne identificano più si affrontano con disinvoltura le sfide del XXI secolo.

 

Marco Schintu

(Ufficio pesi e misure di Aristan)

Si è iniziato con la geologia, poi si è passati alle telecomunicazioni e all’informatica, quindi ai migranti; per arrivare a definire hot spot qualsiasi luogo o contesto che mostri un minimo di vita o di fermento (da HOT SPOT, editoriale di Marco Schintu)

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