Al Tunis Auberge, ostello da poco nella città vecchia, mi ha aperto Asma, la pingue ragazza delle pulizie che mi ha lasciato per tre giorni senza carta da culo per non scalfire di un millimetro l’enciclopedica conoscenza delle telenovelas dove gli amori esplodo fra grandi drammi, poderosi rossetti e uomini definitivi. Ho preferito di gran lunga Aisha, senegalese, 26 anni e un sorriso che semina in un ristorante durante il giorno, alterna alle sigarette la notte, quando per uno sconto sulla stanza accoglie i forestieri attraversando il grande patio vuoto. A Sousse ho strappato uno sconto famelico all’Imperial Marhaba Hotel, quello dell’attentato del 26 giugno che ha gambizzato il paese. Cibo e drink illimitati, fucili d’assalto lungo la spiaggia desolata, trichechi venuti a svernare dal nord Europa, papponi russi e sauditi con le belle avvoltolate in strati di tessuti teologici che sguazzano pavide nella piscina vuota. Ventisei anime sperdute dove fino a poco tempo fa era la gloria della classe e della sensualità effimera. Nel far west di Ben Gardane, al confine con la Libia, ho dormito presso la Residance Tine, zeppo di mosche e patacche sulle lenzuola, bigia grotta perfetta per i miseri e i confusi che oltrepassano il confine e si consegnano al Jihad. A Sidi Bouazid mi ero perso, e dopo l’ennesimo corpo a corpo sul prezzo sono salito al primo piano del Dhiarba Hotel, vuoto e ambizioso di una modernità presto corrosa dall’ineffabile solitudine del mondo esterno. Era l’Eid, la festa di Abramo, e la città di aperto aveva solo le strade deserte. Così Sabrine, la deliziosa ragazza che intreccia cestini per sognare, ma riordina le stanze per vivere, mi ha cucinato il couscous, passato l’agnello della festa. Ora mi trovo qui, Kasserine, Amadra Hotel, e c’è una tenda che circonda la vasca da bagno. Porta delle margherite psichedeliche grandi come pizze su sfondo bianco. È trascorsa una settimana. Domani parto.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
Hotel California (Don Felder, Don Henley e Glenn Frey 1976) tratta dall’omonimo album degli Eagles,] qui in un live del 1977