ICONOGRAFIA POLITICA, TERZA PUNTATA: MATTEO RENZI


Editoriale del 9 febbraio 2018

Colto, disinvolto, reattivo; con un lessico articolato ma chiaro, brillante e convincente, Matteo Renzi, tra i leader politici italiani, è di sicuro dotato dell’eloquio migliore. Ma tre controindicazioni ne appannano l’efficacia.
1) Fa le faccine. Troppe. È un vertiginoso uomo-emoticon. Come gli attori dilettanti nei teatrini parrocchiali didascalizza ogni minima sfumatura del discorso con un’espressione che la rinforzi, nell’ansia di non essere capito, o di non essere creduto: “Attenti, qui sto ironizzando… qui sono molto serio… qui birichino.”
2) Non ha le physique du rôle. O meglio: il suo volto è adeguato alle parti leggere, scherzose, un po’ “da bar”, ma è inadeguato ai climi solenni cui molto spesso aspira. Vederlo sfilare compunto davanti a militari schierati, o profondamente assorto mentre ascolta un’omelia, fa sorridere. Di certo, bisogna dirlo, non lo aiuta la grande somiglianza con Rowan Atkinson, il bravo comico che interpreta la parte dell’irresistibile Mr. Bean.
3) Dice le bugie. “Che c’è di strano”, penserete: “le dicono quasi tutti i politici”. Il punto è che mentre gli altri le dicono in modo un po’ accademico, quasi cercando una complicità con gli interlocutori (“cercate di capirmi, siamo in campagna elettorale”), lui no. Lui le dice bene. Le fa precedere dal prologo giusto, prende le distanze dalla cialtroneria dei colleghi, anticipa tutte le possibili obiezioni e quando spara è perentorio, convincente. Ovvio che poi quelli che hanno creduto senza riserve alle sue parole, scoprendo che sono balle, ci rimangono male.
Un esempio? Eccolo, rigorosamente virgolettato da un’intervista a Repubblica TV: “Facendo, credo, un gesto di coraggio, ma anche di dignità, io ho detto che se perdo il referendum non è soltanto che vado a casa, ma smetto di far politica. (…) Finalmente c’è responsabilità da parte di chi governa. Siamo stati abituati ad avere per anni il pantano; sempre gli stessi che si davano il cambio in modo ciclico. (…) Ecco, se io perdo devo avere il coraggio di dire che devo trarne le conseguenze, in un Paese in cui non perde nessuno.”
Poi ha perso il referendum e ora è in campagna elettorale.

Filippo Martinez (Estetista di Aristan)

Dice le bugie. “Che c’è di strano”, penserete: “le dicono quasi tutti i politici”. Il punto è che mentre gli altri le dicono in modo un po’ accademico, quasi cercando una complicità con gli interlocutori (“cercate di capirmi, siamo in campagna elettorale”), lui no. Lui le dice bene. Le fa precedere dal prologo giusto, prende le distanze dalla cialtroneria dei colleghi, anticipa tutte le possibili obiezioni e quando spara è perentorio, convincente. (da ICONOGRAFIA POLITICA, TERZA PUNTATA: MATTEO RENZI, editoriale di Filippo Martinez)

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