IL FISARMONICISTA LORGU


Editoriale del 29 SETTEMBRE 2014

Vedo la mia ombra scivolare sull’asfalto e gonfiarsi e assottigliarsi come un mostro gentile, come il fiato di un cane prossimo alla morte. Il bombolaro strilla il ragazzino e fuma e ha i baffi gialli, lo guarda severo e ride, gli dà una pacca sulla spalla, lui schizza sul carretto delle consegne. Mi guarda. La fisarmonica si spalanca come un giovane polmone, pieno di sangue ed aria, cola invisibile la luce dei lampioni ancora accesi. È mezzogiorno, il sole m’illumina le mani e le unghie e la vecchietta, la vecchietta arranca in salita con le buste, il volto un’antica carta per il pane, si ferma, respira, respira con me, che ora stringo la musica in una lama affilata e triste. Poi passa lei, gli occhiali, le scarpe da tennis legate alla meglio, sballonzola sui passi, goffa, una studentessa che so, di medicina. Il volto di bambina. E le mie mani chiedono un tango, si snoda dalla memoria un garbuglio di labbra, spalanco questo mio cuore per abbracciare il mondo, questa periferia, vengo qui il sabato Is Mirrionis la chiamano, ci vengo anche se non faccio un soldo perché la musica ecco, ecco, O sole mio, s’impasta alla luce e ai colori morti dei palazzi alle parole che italiano non sono, ai guappi all’immondizia al soffritto che esce dai balconi agli occhi duri di queste giovani donne, il popolo delle mie notti e io sono, solo qui fuori dal campo sono, voce delle periferie e re degli asfalti della terra.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)

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