Siccome il Presidente della Giuria della Mostra del Cinema di Venezia, Alfonso Cuaròn, è messicano, ha fatto vincere due film sudamericani: Leone d’Oro a “Da lontano” del venezuelano Lorenzo Vigas e Leone d’Argento a “Il clan” dell’argentino Pablo Trapero (che è comunque molto migliore del primo). Altro motivo non c’è che spieghi due vincitori di livello medio in un concorso dal livello medio alto. Perciò attribuiamo qui i nostri premi (il Gran Premio a “Anomalisa” lo condividiamo con la Giuria), raccomandandovi caldamente la visione di questi capolavori in uscita nelle sale.
LEONE D’ORO: FRANCOFONIA di Aleksandr Sokurov
Il Louvre raccontato da Sokurov. tutto ciò che esiste al mondo è lì. Una geniale sinfonia di splendide immagini e limpidi pensieri, nutrita da intelligenza e cultura per celebrare l’arte e l’identità europea. Il cinema supera se stesso sia nel linguaggio misto di fiction, filmati d’epoca e altre invenzioni, sia nella nobiltà di ispirazione. Pur nell’occupazione nazista, trionfano poesia e bellezza, insieme a un sovrano senso dell’ironia. E’ un requiem per la nostra civiltà o un appassionato scavo archeologico che illumina il passato per ripartire, nel presente, verso il futuro?
LEONE D’ARGENTO: REMEMBER di Atom Egoyan
Un ebreo novantenne scappa dall’ospizio per andare a cercare e uccidere l’ufficiale delle SS che gli sterminò la famiglia. Ma soffre di demenza senile e la sua mente confusa rischia a ogni passo di dimenticare la missione che si è prefissa. Un custode della storia dalla memoria fragile: trasparente allegoria della difficoltà sempre maggiore di non dimenticare, col tempo, la tragedia nazista. Un clamoroso colpo di scena finale rende ancora più intrigante questo thriller d’autore teso ed emozionante, con un superbo Christopher Plummer, destinato a entrare di diritto tra i classici sulla Shoah.
COPPA VOLPI PER LA MIGLIORE ATTRICE: Catherine Frot per “Marguerite” di Xavier Giannoli
Una baronessa francese degli anni Venti crede di essere una grande cantante lirica ed è invece stonata come una campana: una figura umanissima, in equilibrio tra sublime e ridicolo, vittima del proprio candore e della dolorosa distanza che spesso separa passione e talento, ma soprattutto dell’inganno di chi la illude, non osando dirle la verità. Quanto accadeva al celebre dentone di Alberto Sordi, ma qui la commedia, tratta da una storia vera, si mescola allo strazio e il finale sarà struggente. Come sentenzia un personaggio del film, con l’arte non si scherza, perché è vendicativa.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
da Marguerite (2015) diretto da Xavier Giannoli, con Catherine Frot