IL LIBRO


Editoriale del 4 settembre 2020

 

Il libro ha una carenza rispetto a un altro regalo. Se mi viene regalato un lampadario o un vaso, o un quadro, posso sempre regalarlo a mia volta, se avrò cura di non rigarlo o avrò la preveggenza di non rovinare la confezione.

Ma col libro come faccio? Se lo leggo senza i dovuti riguardi lo renderò un libro visibilmente usato e non potrò regalarlo a mia volta. Per cui in certi casi evitate di leggerli, o fatelo con estrema cura, non fatevi fare la dedica se ve lo regala l’autore, oppure fatevela fare, ma senza scrivere il destinatario. Tanto di solito mettono un generico con simpatia, con amicizia, che può essere adattabile a chiunque.

Il libro è un oggetto particolare. Sembra non costi fatica scriverlo, sembra nasca spontaneamente, sembra non implichi sudore e lacrime. Un mio paesano, macellaio, mi ha rimproverato una volta perché non gli avevo regalato il mio ultimo libro. Gli ho risposto che anche lui non mi aveva regalato le sue ultime bistecche. Infatti molti pretendono che tu faccia l’atto di stima di regalare il libro, perché tengono a te, a quello che scrivi, ad avere il tuo libro nel loro scaffale, vicino ai volumi omaggio di qualche giornale. Ci tengono talmente tanto che dopo un anno ancora non l’hanno comprato, nonostante l’abbiano visto in molte vetrine.

Il libro è un bel regalo, che risolve l’indecisione, e le ricorrenze non mancano, da Capodanno a Natale. Costa poco, non passa di moda, non costa fatica trasportarlo, si sa ove metterlo, fa la sua figura, e permette di farla a chi regala e a chi riceve. Andando male funzionerà da arredamento. Quando costa molto permette di fare un regalo costoso di gran pregio. Specie se dimenticate di cancellare il prezzo. Il libro è un oggetto rivelatorio, anche quando nello scaffale c’è solo il volume sull’agriturismo in Sardegna.

In una casa il mio occhio corre sempre alla libreria, trascuro le Jacuzzi, le mattonelle e la padrona di casa. Vado verso i libri, il loro modo di essere di essere stati spostati, inclinati, ordinati o alla rinfusa, mi dicono molto su chi li possiede e ci tiene a possederli. Io infatti i libri voglio possederli, verbo che ormai dedico sempre di più solo ai libri.

Sia detto senza presunzione. 

 

Nino Nonnis (Sa Cavana [la roncola] di Aristan)

 

 

in certi casi evitate di leggerli, o fatelo con estrema cura, non fatevi fare la dedica se ve lo regala l’autore, oppure fatevela fare, ma senza scrivere il destinatario. Tanto di solito mettono un generico con simpatia, con amicizia, che può essere adattabile a chiunque (da IL LIBRO – Editoriale di Nino Nonnis)

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