Nessuno crede a questa storia, tranne chi era con me.
Tuttavia ho deciso di raccontarvela perché per mia fortuna non esiste più il manicomio.
Il rischio è un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) che comunque sarebbe un’esperienza.
Il 14 agosto 2017 sono andata a Pauli Arborei da un signore che dice di aver visto i Giganti.
Vecchi abitanti della Città Splendente che un tempo sorgeva sulle montagne vicine, e che di tanto in tanto tornerebbero per vedere la loro antica dimora.
Ti mostra denti e vertebre 50 volte più grandi dei nostri. Ed è così convinto di tutto ciò che dice che ti sembra di cattivo gusto ridere.
Stai al gioco e ti lasci trasportare in quell’atmosfera surreale.
Poi signor X dice che è arrivata l’ora.
E alle 21.30 sistema i suoi ospiti in giardino: due turisti francesi, due uomini dell’arma, due famiglie con bambini, un uomo che si presenta ogni giorno, e noi.
Cioè due giornalisti, un medico, un professionista sportivo.
Ci sdraiamo su una stuoia di paglia artigianale e guardiamo il cielo.
Ridiamo sottovoce.
Poi diventiamo seri.
Una, due, tre, quattro, cinque, sei…: sono stelle. Stelle che si muovono.
Lineari da est a ovest, dall’alto in basso. Le vedono tutti.
Non è possibile, ci diciamo.
Sette, otto, nove…
No, non sono aerei. Gli aerei si distinguono. Sono stelle.
Diventiamo ancora più seri.
«Ci sarà una spiegazione».
E allora ci torniamo, tutti e quattro, il 18 agosto, alle 21.30.
Con la mia applicazione che rileva satelliti.
E di satelliti sulla nostra testa ne è passato solo uno intorno alle 13.
Uno, due, tre…ancora una volta, fino alle 23.30.
Arresa spengo il cervello e mi godo lo spettacolo del cielo.
Ho smesso di farmi domande.
Ma ora a chi lo racconto?
Virginia Saba (Autostoppista di Aristan)
Una, due, tre, quattro, cinque, sei…: sono stelle. Stelle che si muovono.
Lineari da est a ovest, dall’alto in basso. Le vedono tutti.
Non è possibile, ci diciamo. (da IL MISTERO DELLE STELLE DI PAULI ARBAREI, editoriale di Virginia Saba)
gli ufo di easy rider (come a Pauli Arbarei) – da Easy rider (1969) diretto e interpretato da Dennis Hopper, con Peter Fonda e Jack Nicholson