IL POPOLO DEI MOSO CHE NON PRANZA DAI PARENTI DELL'ALTRO


Editoriale del 20 agosto 2017

Ci si sposa sempre meno, chi si sposa si lascia, oppure è già andato via.
Chi resiste finge di essere felice, chi non finge ed è felice è un miracolo, oppure si tratta dei nonni.
Mi si contorce il pensiero e lo stomaco mentre percorro questi tornanti lungo il fiume Yangtze e nauseata cerco di capire se mai mi sposerò. 
Dal minivan del mio autista Wang, dopo sette ore di viaggio inizio a scorgere le cime aguzze attorno al Lago Lugu.
Sono venuta fin qui, a 2685 metri di altezza sotto l’Himalaya perché i Moso, piccolo popolo cinese, si amano senza firmare nessun contratto.
Mi domando se siamo diventati Moso anche in Occidente. 
Oppure se più che far morire i contratti siamo diventati bravi a svuotare i sentimenti. Le signore Moso mi accolgono nelle loro case di tronchi.
Dicono che il matrimonio è un patto economico, pertanto indegno e bandito.
Mi mostrano la stanza dei fiori dove le donne ricevono l’innamorato,
tutti i giorni, ma solo fino all’alba, momento in cui lui ritira baracche a burattini e torna da sua madre.
E’ una società matrilineare, mi spiegano, nessuno si sposa.
La donna più anziana comanda in casa, fuori il maschio si occupa di commerci e affari esterni. Sembrano in effetti le famiglie sarde di un tempo. 
Ma dalle loro famiglie i Moso, tengono fuori l’amore. Quello si consuma dalla notte all’alba. E’ fatto sogni, cielo di stelle, sentimenti puri.
Non ci sono bollette, pranzi coi parenti dell’altro, né figli. Ad educarli ci pensano le madri delle madri, e i loro fratelli. Nessuno appartiene a nessuno. Nessuno ha bisogno di un contratto economico. Nessuno finge di amare.
Nessuno tradisce. Dicono di essere liberi, di non conoscere gelosia, di non conoscere violenza. Dicono di essere un popolo felice.
Se l’amore finisce, poi, ce ne sarà un altro. Se sarà eterno lo ignorano anche loro, ma lo invocano con danze e canti ogni luglio dell’anno. Perché credono che prima o poi arriverà. E io?
Torno a Ljiang senza una risposta.
Ma prenoto a Wang un “maxivan“ per luglio.

Virginia Saba
(Autostoppista ad Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

Woody Allen, Mariti e Mogli – dialogo sul matrimonio

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