“Chiariamo: la colpa non è degli studenti, né degli insegnanti, ma di chi ha smantellato la scuola disorganizzandola. L’impianto dei vecchi licei è stato smontato senza riflettere su quali competenze siano comunque basilari per qualsiasi corso di studi. Prima c’era il nucleo forte di materie come italiano, latino, greco e filosofia al classico, lo scientifico cambiava di poco con l’aggiunta di matematica. Adesso si taglia il latino, si taglia la filosofia, pilastri per un apprendimento logico. Sembra che l’unica cosa indispensabile sia professionalizzare, ma non si vuole capire che alla base di ogni apprendimento ci sono le competenze linguistiche”. Parole sante di Massimo Cacciari, in una recente intervista alla Repubblica. Che il linguaggio sia la base per un apprendimento logico, lo dimostrò per primo Aristotele, che fondò per l’appunto sul linguaggio tutta la sua logica. Ora i progetti, l’informatica e l’alternanza scuola-lavoro hanno eroso la solidità di quella struttura, l’autonomia degli istituti ha prodotto quel mercato delle vacche fatto di disorientanti orientamenti e petulanti studenti-clienti, in una gara di semplificazione che considera la selezione e il sacrificio concetti sorpassati. Sembra che gli studenti debbano andare a scuola non per imparare ad affrontare la sfida con la fatica e le difficoltà (e dunque poi anche le soddisfazioni) del sapere, ma per essere gratificati, insieme alle loro famiglie. I voti roboanti in matematica delle scuole medie si dimezzano già al liceo, si propongono i fumetti in latino (ma perché uno dovrebbe imparare verbi e declinazioni per leggere Paperino, anziché Seneca e Tacito?) e all’università i docenti scoprono che i loro studenti sono dei ciuchi matricolati incapaci di comprendere un testo e di scrivere in italiano corretto. Il problema più importante per noi non è avere una ragazza di sera, come cantava Adriano Celentano, ma l’abbandono scolastico. Invece il problema più importante è la loro permanenza in una scuola come questa. Va tutto male, non si può neanche cantar. IL PROBLEMA PIU’ IMPORTANTEIL PROBLEMA PIU’ IMPORTANTE
Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)
Il problema più importante per noi non è avere una ragazza di sera, come cantava Adriano Celentano, ma l’abbandono scolastico (da IL PROBLEMA PIU’ IMPORTANTE, editoriale di Fabio Canessa)
Il problema più importante (1965 – testo di Beretta e Del Prete – musica di Rudy Clark) cantata da Adriano Celentano