I ristoratori sono la categoria professionale più osservata, criticata, incensata o sbertucciata. Non si contano i siti web dove il primo imbecille nascondendosi dietro uno pseudonimo può infamare gratuitamente un locale. Al contrario, chi scrive per le grandi guide, quelle che assegnano stelle, cappelli o forchette, si astiene dall’usare parole ed espressioni che potrebbero distruggere una carriera, anche per evitare di essere denunciato. Nel tempo si è quindi sviluppata una forma di linguaggio, il ristorantese, che consente di essere feroci dietro un apparente buonismo. Basterebbe saper leggere. Ad esempio, se trovate scritto “deludente la vellutata di zucchine e patate dell’orto, ottima tuttavia la temperatura del piatto” cambiate aria, meglio mangiare a casa. “Deludente” e’ il giudizio peggiore che si possa esprimere, soprattutto se controbilanciato da un “ottimo” messo a pera. Recensendo il ristorante “Gianni il mago della cucina” avrei voluto scrivere: ” A fine pasto Gianni si è avvicinato al nostro tavolo e ci ha dato una pacca sulle spalle. Poi è arrivato il cameriere e ci ha sussurrato all’orecchio: 80 euro a testa. Di magico da Gianni abbiamo trovato solo il conto”. Tradotto invece sulla guida come: “Più che un mago Gianni e’ uno chef cordiale e alla mano. Come pure il conto “.
Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)
COGLI L’ATTIMO
da La specialità della casa un episodio della serie TV Alfred Hitchkock presenta