“Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”. Sin dalla sua preposizione più citata e forse meno capita, il Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein è stato dolorosamente chiaro e premonitore di quanto sarebbe successo nei circa cento anni successivi. Dovrebbe essere rigorosamente vietato parlare (o scrivere) senza stringenti regole logiche. Non ha senso ed è poco dignitoso, sino a divenire immorale. Non tutto ciò che può essere detto deve essere dunque detto. Questo tessuto razionale ci dovrebbe impedire di disquisire di Etica, di Estetica (che secondo alcuni – compreso il sottoscritto – sono la stessa cosa) e persino di Logica. Certamente di Logica del linguaggio, argomento affascinante, considerando quanto è servita a farci diventare quelli che siamo e quante parole diciamo, scriviamo, ascoltiamo e leggiamo ogni giorno. Comprese queste. Il valore delle parole e del silenzio deriva proprio da sentire la responsabilità di quello che si dice o si scrive, una responsabilità che sembra essere irrimediabilmente perduta ai giorni nostri.
Luca Pani
(Psiconauta ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Il silenzio degli innocenti – Primo incontro tra Clarice e Lecter