In una pubblicità della Mercedes, assieme alla foto di un’auto che percorre da sola le strade dell’Universo, trovo alcuni versi di Baudelaire sul viaggio. “…Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole”. Come sentire Bach in un grande magazzino mentre ci si sta comperando un paio di mutande (cfr. E. Cioran, Quaderni). E tuttavia decido di “andare”. Attraverso in auto la Corsica, forse per trovare degli amici a Bastia. Ad Ajaccio però cambio idea e m’imbarco senza ragione alcuna su un traghetto vuoto (qualche camionista, il personale di bordo) che va a Tolone. Arrivo all’alba del giorno dopo, mi perdo nel traffico una volta in direzione Nizza e l’altra in direzione Marsiglia, poi al tramonto salgo sulla la stessa nave per tornare indietro. Un’altra alba. Scendo ad Ajaccio col cuore lieve come un palloncino. Ci si può sentire più liberi? Forse. Ad aspettarmi all’uscita del porto ci sono tre gendarmi col mitra spianato. Mi fanno scendere dall’auto con le mani in alto, mi appiccicano al muro e smontano me e la macchina. Si interrogano sulle ragioni di quel viaggio troppo breve e strano ai tempi dell’Orrore. Un movimento o una parola sbagliata e sono fritto. Come faccio a spiegargli che faccio un viaggio totalmente inutile? Saranno disposti a leggere cosa dice del viaggio Baudelaire nella pubblicità della Mercedes (che equivale a sentire Bach in un grande magazzino mentre ci si sta comperando delle mutande)?
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
“…Arrivo all’alba del giorno dopo, mi perdo nel traffico una volta in direzione Nizza e l’altra in direzione Marsiglia, poi al tramonto salgo sulla la stessa nave per tornare indietro. Un’altra alba. Scendo ad Ajaccio col cuore lieve come un palloncino…”