IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO


Editoriale del 9 marzo 2014

Conviene scegliersi bene le speranze da nutrire. Pochi stati d’animo sono connessi alla vita stessa come la speranza che muove il nostro cuore verso il risultato tanto agognato, proprio per questo però sperare in qualcosa che non si realizzerà ha grandi costi emotivi e produce cocenti delusioni. Sperare di vincere al Superenalotto è inutile, di passare un esame è probabile, che un amore non finisca mai è possibile ma va considerato l’impegno che ciascuno di noi vuole o può dedicare per realizzare il suo sogno. La vita non concede scorciatoie. Le illusioni sono il veleno della nostra esistenza, le speranze la sua linfa e quindi per evitare di farsi del male bisogna stare attenti a non confondere speranza con illusione e partire da un serio esame di realtà magari chiedendo ad un amico/a fidato e impietoso. A quel punto, sgombrato il campo dalle illusioni e analizzati solo i fatti che possono ragionevolmente condurre al successo, decidete le prossime mosse. Siate sinceri, almeno con voi stessi, siete sicuri che le aspettative si basino su elementi concreti o sono invece irrazionali? Il meccanismo psicologico è lo stesso dalla più banale delle previsioni sino a indovinare la traiettoria e il punto di impatto di un uragano o la durata del governo attuale. Proclami a parte.

Luca Pani
(Psiconauta ad Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Io speriamo che me la cavo (1992) diretto da Lina Wertmüller. Il film è tratto dall’omonimo libro di Marcello D’Orta e interpretato da Paolo Villaggio.”

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