JE SUIS CONFUSO


Editoriale del 20 gennaio 2015

Papa Francesco condanna la strage di Parigi, invita gli islamici a condannare a loro volta chi uccide nel nome di Allah, ma aggiunge che la satira dovrebbe porsi il limite di non offendere il senso del sacro di qualsiasi credo. Gli intellettuali laici e illuministi dicono invece che la satira non deve avere limiti e la libertà di espressione è un valore al di sopra di tutto. Mi piacerebbe, in teoria, dare ragione a entrambe le posizioni. In pratica, non ce la faccio. Nè, confuso come sono, riesco a unirmi al coro “Je suis Charlie Hebdo”. Mi pare, come dicono i bischeri, che il problema sia un altro: cioè che “Charlie Hebdo” non fa ridere. Me ne sono reso conto dopo aver comprato e letto l’ultimo numero della rivista ed essermi andato a vedere alcune vignette dei numeri precedenti: neanche una risata o un mezzo sorriso. Eppure, pur cattolico praticante e disgustato dalle bestemmie, le scemenze blasfeme del “Male” mi divertivano spesso: perfino una vignetta con la crocifissione, dove un Gesù stremato diceva ai due ladroni ugualmente malmessi “Ridendo e scherzando, si è fatto mezzogiorno”, mi strappò una ghignata, come si diceva alle medie. La rivista francese invece sembra indirizzata solo all’insulto gratuito, all’offesa non spiritosa, per cui, nella sostanza, ha ragione il Papa, perché non si tratta di satira. C’è invece un clima di morte, indipendente dalla tragedia accaduta, ma creato dall’astio acido puramente antireligioso che pervade il giornale, senza un’ombra di allegria. Già Fabrizio De André ironizzava sul “rischio di morire per delle idee che non han più corso il giorno dopo”, ma morire per delle battute che non fanno ridere è peggio. C’è anche una sacralità del comico da rispettare e le povere vittime della redazione vanno rispettate e piante come martiri, ma purtroppo di una causa fragilissima. Fossero ancora vive, il loro successo sarebbe un mistero sconcertante come quello dell’imbarazzante film di Alessandro Siani, un comico modesto dall’umorismo banale, buono tutt’al più per l’intrattenimento in un villaggio vacanze. Alle “Invasioni barbariche”, Matteo Renzi, alla domanda di Daria Bignardi su che cosa avesse provato a sfilare all’imponente manifestazione parigina, ha risposto: “Era come se stessi dando del tu a un’emozione”. Ecco finalmente un comico che ci ha fatto ridere.

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

COGLI L’ATTIMO

 

da Totò sceicco (1950), diretto da Mario Mattoli. Con Totò e Aroldo Tieri

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