LA FORTUNA DI AVERE UN GIARDINO


Editoriale del 9 agosto 2019

Io ho avuto un cane, che definivo “Segugio neozelandese”. Usava il giardino per tentare di tornarsene in Nuova Zelanda. Infatti ogni mattina scoprivo delle voragini profonde che dovevo ricoprire, sino a quando la mia pigrizia ha avuto il sopravvento.
I cani sono utili alla società degli uomini: possono essere da salvamento, antidroga, da macerie, per non vedenti.
Sono comunque tutti da compagnia. Nessuno di loro è musone o di poche scodinzolate. Vedo tanti anziani con un cane al guinzaglio e penso a quanto sia importante l’affetto di quella presenza sicura per loro. In questi casi, come dice Camus nello “Straniero”, è incredibile come cane e padrone tendano nel tempo a somigliarsi.
Il cane sta bene con i bambini e con i vecchi, è un badante per sola presenza e non pretende ferie e contributi pagati. Non ha razzismo estetico e ti apprezza anche se sei brutto, grasso, pelato. Lavora in nero, tuttalpiù maculato. Gli basta una mano sul capo e anche un semplice sguardo. Non è permaloso. E neanche rancoroso. Certe volte vi chiederete come riesca a non esserlo. Ha inesausta voglia di carezze. Se uno facesse alla propria moglie le carezze che fa al cane, questa lo lascerebbe per nausea affettiva.
Io ne ho uno che è pericoloso per le feste che fa, pur avendo un aspetto che fa temere punti e suture.
Non sa dare la zampa, non sa ballare, tantomeno su due zampe, e non gliene frega niente. Se tiro una pietra si chiede con chi ce l’ho, se sto bene. Se vede un cerchio di fuoco passa a lato. Non conosce neanche la tabellina del due. È laureato in Scienze sociali. 110 e lode con leccata accademica.
Non so che lavori potrei fargli fare. Non piacendomi la caccia, se non quella alle zanzare, non pretendo che non abbia paura delle fucilate e sappia inseguire conigli. Quindi nessuna levataccia alle quattro del mattino.
Però l’ho sfruttato a sua insaputa. Avendo il piano di sopra, quando mia moglie mi chiedeva un foglio, una lettera o cose simili, gliela mettevo nel collare, e lei lo chiamava. Penso non abbia mai scoperto la furbata. Era ben contento di salire su e giù per prendersi le carezze del destinatario e del mittente.
Nino Nonnis (Sa Cavana di Aristan)

Come dice Camus nello “Straniero”, è incredibile come cane e padrone tendano nel tempo a somigliarsi.

Da LA FORTUNA DI AVERE UN GIARDINO – Editoriale di Nino Nonnis (Sa Cavana di Aristan)

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